Edek Osser
Leggi i suoi articoliA destra, appena entrati nella basilica di San Sebastiano sull’Appia Antica, a Roma, uno splendido busto di Bernini (per decenni relegato in un ambiente di servizio e riscoperto nel 2006) ci introduce in un mondo pieno di sorprese. Pochi passi e da un piccolo ambiente laterale si scende in un piccolo universo sepolto. Prima tre bellissimi colombari funerari dipinti, poi ancora giù per altre scale e si entra in ambienti più grandi: non sono tombe ma le stanze rimanenti di due «ville» romane, la Villa Grande (II o I secolo d.C.) e quella Piccola, edificata nel III secolo. Sono sopravvissuti 13 ambienti nei quali forse si svolgevano funzioni in onore dei defunti; le fondamenta della chiesa e pochi metri di tufo li dividono dalle famose catacombe di San Sebastiano.
I resti delle ville sono rimasti nascosti, sepolti per quindici secoli sotto la basilica di San Sebastiano, voluta dall’imperatore Costantino nel 312 d.C. Sigillate e dimenticate, strutture e decorazioni delle ville erano sopravvissute integre fino alla loro riscoperta, agli inizi del Novecento. Poi restauri errati, variazioni del microclima e soprattutto umidità le hanno seriamente danneggiate. Per salvarle, come in tanti altri siti archeologici, sarebbe innanzitutto indispensabile creare in superficie un efficiente deflusso delle acque. Le due ville e questa parte delle catacombe sono di proprietà demaniale, affidate alla Soprintendenza archeologica romana e al suo esperto architetto Maria Grazia Filetici.
La Villa Grande aveva due piani, ma quello inferiore non esiste quasi più; restano le stanze del piano superiore con alcuni pavimenti a mosaico e le pareti coperte di finissime decorazioni, aggredite dall’umidità. Proprio nella Villa Grande è terminato da poco il primo, importante restauro di quegli affreschi diretto da Maria Grazia Filetici e Rita Paris direttrice del Parco dell’Appia antica. L’accurato lavoro di restauro eseguito da Cristina Vazio ha, per ora, risanato e recuperato i dipinti a fresco nella grande sala centrale della Villa Grande. Le immagini, prima degradate e a rischio di caduta, sono adesso ben leggibili, ma il loro significato è di difficile interpretazione. L’affresco della parete più alta raffigura un paesaggio, una torre e un lungo molo ad archi che si inoltra nel mare o forse taglia in un ampio fiume; a sinistra una tenda protegge tre personaggi, a destra un uomo a cavallo è descritto con grande precisione.
Ci sono anche un monumento con quattro cavalli, barche, edifici lontani. Ma le immagini più misteriose sono ai lati di questo paesaggio e raffigurano due alti tripodi dalla struttura molto originale, slanciata e geometrica. Dalla base emergono due oggetti semisferici avviluppati in una rete. L’archeologa Livia Sammichele, che ha studiato la scena, è certa che si tratti della rara rappresentazione di un «onfalo», simile alla pietra sacra, anch’essa coperta da una rete scolpita, conservata nel tempio di Apollo a Delfi: da quel tripode il dio rivelava i suoi oracoli attraverso la voce della Pitia. Accanto alla Villa Grande, si raggiunge per uno stretto corridoio la Villa Piccola, edificata nel III secolo. Appare quasi intatta, con una singolare decorazione a linee geometriche che copre pareti e soffitti a volta, interrotta da delicate figure umane e animali di grande qualità pittorica. Anche la Villa Piccola (degli inizi del IV secolo) ha bisogno di consolidamento e restauro. Se con le nocche si battono leggermente gli intonaci, il suono rivela che gli affreschi sono staccati dal muro. C’è il rischio di perderli, ma non ci sono soldi per il restauro.
Ora è importante che questi tesori dello Stato, ancora poco conosciuti, siano resi visibili ai visitatori. Il percorso va attrezzato e messo in sicurezza. Il complesso di San Sebastiano è diviso tra competenze diverse, Stato e Vaticano. Servirebbe un accordo con i frati della comunità, che già guidano i tanti turisti nelle catacombe della basilica alle quali dedicato il loro lavoro. A quell’affascinante mondo sotterraneo, che nessuno conosce meglio di loro, potrebbero essere collegati i nuovi ambienti restaurati.
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