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Molluschi per gioielli

Antonio Aimi

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Dalla fine di maggio le culture mexica e maya si confrontano al Museo del Templo Mayor con due mostre molto diverse, che presentano alcuni aspetti particolari delle culture più fascinose della Mesoamerica, quella maya e quella azteca: «Oxtankah. Lusso e potere» e «Rivelazioni dell’archeologia mexica».

La prima si concentra su un pezzo rarissimo ed eccezionale: un grande collare di 1.620 conterie circolari e 34 pendenti, che è stato ritrovato nel 2000 nel piccolo sito maya che dà il nome alla mostra. Le conterie e i pendenti del reperto, ottenuti da tre tipi di molluschi marini e da un mollusco di acqua dolce, erano disposti in modo che le diverse tonalità della madreperla producesse un luccichio particolare. Il collare è praticamente il primo e l’unico esemplare di questa tipologia di ornamenti, perché oggetti del genere, che a volte compaiono sulle spalle di re e di regine del Periodo Classico, di solito non sopravvivono ai terreni acidi del tropico.

La seconda mostra, invece, presenta fino a ottobre i risultati degli ultimi anni di ricerche del Pau (Programa de Arqueología Urbana), che l’archeologo Raúl Barrera Rodríguez ha condotto nel centro cerimoniale di Tenochtitlan, a due passi dallo «zócalo», la piazza principale dell’attuale Città del Messico. In particolare, l’esposizione fa vedere ciò che è stato trovato in cinque costruzioni dell’antica capitale mexica: il Cuauhxicalco (una costruzione circolare dove si potrebbero trovare i resti degli ultimi imperatori aztechi; cfr. n. 364, mag. ’16, p. 26), il Calmecac (la scuola per i giovani dell’élite), il Tempio di Ehecatl - Quetzalcoatl, il campo per il gioco della palla e lo Huey Tzompantli (la grande rastrelliera di crani, cfr. n. 357, ott. ’15, p. 24). Ma la mostra oltre a fare il punto sulle ricerche nel più importante sito azteco, presenta anche una serie di importanti opere d’arte mai esposte al pubblico. Tra queste meritano di essere segnalate le sculture di alcune delle più importanti divinità azteche e un grande cuauhxicalli (un contenitore a forma di aquila destinato a ricevere i cuori dei sacrificati) sul quale erano incisi animali stilizzati e la data calendariale 7 Canna.

Curiosamente, negli stessi giorni in cui si aprivano le due mostre, «Current Anthropology» ha pubblicato i risultati delle prime analisi bio-antropologiche su otto maschere-cranio trovate nel corso dei primi anni del Pau. Queste ricerche, nonostante un uso delle fonti etnostoriche molto naïf (ad esempio, prendono per buona la bufala degli 80.400 prigionieri sacrificati per la consacrazione di uno degli ampliamenti del Templo Mayor, una cifra chiaramente impossibile dal punto di vista «tecnico»), hanno mostrato che questi oggetti, prodotti localmente solo dagli artigiani del Templo Mayor, venivano fatti utilizzando crani di prigionieri «giovani e belli» e di alto status provenienti dalle città conquistate dagli Aztechi. 

Antonio Aimi, 16 agosto 2016 | © Riproduzione riservata

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