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Minimal o sciatto?

Anna Orlando

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Minimal o sciatto? L’allestimento della mostra per il centenario della morte di Umberto Boccioni a Milano, a Palazzo Reale fino al 10 luglio, è a dir poco disarmante. Spiazza per la sua povertà, per l’insistita e reiterata noncuranza di senso estetico, dall’effetto generale al dettaglio. 

Le pareti del contenitore non sono pannellate ma lasciate a nudo, a volte colorate, senza che ciò impedisca di scorgere ovunque canaline per i fili elettrici, griglie per il condizionamento, ante di nicchie a muro, porte interne e vetrate verso l’esterno chiuse da giganti lucchetti.

Non si chiedono effetti speciali, sempre e a tutti i costi. Ma il senso estetico per lo spazio che deve accogliere le opere, quello sì. Si immagina che la povertà dei materiali utilizzati (tela naturale di iuta su strutture in legno non trattato, con viti a vista peggio di un montaggio fai-da-te, vetrine e basamenti che sono scatole di compensato) sia una scelta, magari per ricordare l’austerity dei nostri tempi, oppure una provocazione (ma che cosa c’entrerebbe Boccioni in questo?) o semplicemente il risultato della limitatezza di budget.

Povero Andrea Faraguna, che firma il progetto allestitivo. Ma soprattutto povero Boccioni, festeggiato con un addobbo così triste e misero. Poveri curatori, che vedono così mortificato il risultato di un lodevole lavoro di ricerca che ha riportato alla luce una messe straordinaria di notizie e materiale inedito. E poveri noi visitatori, infastiditi di continuo non solo dall’insistente vociare dei custodi (magari fossero le scolaresche indisciplinate!) ma da un bombardamento visivo di dettagli orrendi tra i capolavori di Boccioni and friends.

Speriamo che il Mart di Rovereto, dove la mostra si trasferirà dal 4 novembre 2016, riservi a tutti un trattamento migliore.

Anna Orlando, 04 maggio 2016 | © Riproduzione riservata

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