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Mi spoglio quindi sono

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Giorgio Guglielmino

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Finalmente un’artista che dalla natia Russia non sceglie Berlino bensì Monaco di Baviera per vivere e lavorare! Berlino appare infatti ormai sovraffollata da personaggi che credono che vivere nella capitale tedesca sia sufficiente a renderli grandi artisti. Maria Justus (nata a Novosibirsk nel 1989) ha invece scelto il clima intellettuale, raffinato ma anche scherzoso di Monaco. 

«Ruhende Maria», Maria Justus (2015)E proprio l’intellettualità, quale riferimento al passato, e la scherzosità dell’approccio sono le due caratteristiche che definiscono questo suo lavoro del 2015 intitolato «Ruhende Maria» («Maria in riposo»).

In quest’opera (si tratta di una stampa a getto d’inchiostro in edizione di sei esemplari) l’artista impersona sei famosi nudi femminili della storia dell’arte sostituendo agli originali la propria testa e le proprie braccia e gambe. La bella Maria Justus diventa quindi la «Maja desnuda» di Goya e l’«Olympia» di Manet, la ninfa di Lucas Cranach e la Venere di Palma il Vecchio, aggiungendo qualche tocco di contemporaneità: la pettinatura, il tatuaggio che si intravede sul piede sinistro, lo smalto sulle unghie dei piedi. È un gioco, ma anche una maniera di sottolineare come la nudità sia stata una costante della nostra storia dell’arte. 

Mettersi nei panni (o meglio, spogliarsi dei panni!) di figure femminili del passato fa capire come quei nudi siano talmente parte del nostro immaginario culturale da aver perso ogni connotazione fisica. Infatti paradossalmente proprio l’aggiunta di un dettaglio che con la nudità non ha nulla a che vedere (il volto dell’artista o le sue braccia) restituisce una carica erotica ai corpi, li rende nuovamente vivi e carichi di passioni. Ci ricorda che Olympia non è un bel quadro, ma era una donna vera.

Giorgio Guglielmino, 17 marzo 2016 | © Riproduzione riservata

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Mi spoglio quindi sono | Giorgio Guglielmino

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