Marta Paraventi
Leggi i suoi articoliNell’arco di tutta la sua lunga carriera Lorenzo Lotto (Venezia, 1480-Loreto, 1556/57) visse e lavorò nelle Marche: ad oggi il suo esordio nel territorio è riconosciuto nella città di Recanati, mentre nella vicina Loreto lavorò negli anni ’30 del XVI secolo per poi decidere di trascorrervi gli ultimi anni della sua vita. Oggi i musei delle due città che, insieme ad altre sei della regione, conservano opere lottesche sono accomunati dai restauri in loco di due caposaldi dell’attività dell’artista veneziano.
A Recanati presso i Musei Civici di Villa Colloredo Mels, Giacomo Maranesi sta infatti lavorando sulla «Trasfigurazione di Cristo», grandiosa opera su tavola alta circa 3 metri, firmata e commissionata nel 1507: ornava l’altare maggiore della Chiesa di S. Maria di Castelnuovo e fu consegnata tra il 1510 e il 1512. L’intervento programmato sull’opera, di proprietà del Comune di Recanati, approvato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata e finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Macerata, è di carattere conservativo: consiste nella disinfestazione dagli insetti xilofagi e nel risanamento di alcuni fenomeni di degrado al supporto e agli strati pittorici manifestatisi nel corso degli ultimi anni, dopo il profondo restauro compiuto nel 2011.
È prevista anche la modifica della struttura espositiva al fine di renderla più idonea a sostenere il dipinto il cui peso, stimato tra i 100 e i 120 chilogrammi, non è più in grado di essere retto dall’attuale sistema di sospensione a due sole staffe metalliche. Quest’ultimo, infatti, è stato riconosciuto come una concausa di degrado dell’opera: importanti problemi conservativi che interessano il lato inferiore della tavola, quali cadute di colore o sistemi di fenditure accompagnati da sollevamenti e distacchi, sono localizzati proprio in prossimità delle due staffe metalliche su cui poggia la tavola. La conclusione delle operazioni è prevista per il primo semestre del 2023.
Nella vicina Loreto il Museo Pontificio della Santa Casa, ubicato nel bramantesco Palazzo apostolico, sta invece ospitando Alberto Sangalli alle prese con il restauro del «San Michele Arcangelo che scaccia Lucifero»: realizzato intorno al 1545, il dipinto fu invenduto nella lotteria di quadri che Lotto organizzò nella Loggia dei Mercati di Ancona nel 1550; fu donato alla Santa Casa in seguito all’oblazione del pittore, venendo quindi collocato con altre opere lottesche nel coro della Basilica lauretana. Il «San Michele», il cui ultimo (non così profondo) restauro risale alla metà del ’900, è formato da due lembi di tela di lino uniti in senso verticale: la superficie dipinta, essendo caratterizzata da una forte alterazione delle vernici protettive utilizzate nel XIX secolo nonché dalla presenza di depositi organici e colature di candela, ha richiesto un piano di restauro finalizzato a recuperare il corretto equilibrio cromatico e a ripristinare la planarità dello strappo (in alto a destra) e per liberarlo dallo stucco pregresso debordante.
La pulitura è tutt’ora in corso: non prevede l’uso di sostanze acquose e segue una procedura molto lenta e meticolosa che privilegia l’utilizzo del bisturi. «Il restauro, sottolinea Sangalli, mette a frutto l’esperienza maturata per lavori analoghi su altri dipinti lotteschi e in particolare quello effettuato con Minerva Tramonti Maggi nel 2012 per la Pala di Sedrina (1542), la cui tecnica esecutiva e preparazione dei colori è molto simile al San Michele lauretano». Dai lavori di pulitura stanno emergendo molte novità: il volto sereno di San Michele arcangelo, il bagliore molto più chiaro che lo circonda, gli sprazzi di blu in alto, il volto angelico di Lucifero in basso, le sue splendide mani ma anche gli inediti artigli comparsi nelle dita dei piedi. Terminata la pulitura, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ancona Pesaro e Urbino e i Musei Vaticani stabiliranno con la Delegazione Pontificia di Loreto come procedere per le ultime fasi del restauro.
Altri articoli dell'autore
Nel nome di Beverly Pepper che lo ammirava, il Festival delle Arti della cittadina umbra riporta in Italia l’artista statunitense
Dopo 9 mesi di restauro, il dipinto raffigurante la santa patrona dei cartai è stata ricollocata nell’oratorio a lei intitolato
Nella Palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto (Ap) riprende un dialogo tra i due artisti avviato nel 2014, quando la «Venere degli stracci» fu protagonista di una performance a Eleusi
Nel Centro Arti Visive due installazioni immersive del collettivo che lavora con l’Intelligenza Artificiale per perseguire l’«astinenza espressiva dell’artista»