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Lo humour svizzero come antidoto alla retorica

José da Silva

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«Peter Fischli David Weiss: How to Work Better», al Solomon R. Guggenheim Museum, in fase di programmazione già prima della morte di Weiss, è stata curata da Nancy Spector e Nat Trotman, che hanno lavorato a stretto contatto con Fischli. Li abbiamo intervistati.

Nel comunicato stampa Peter Fischli & David Weiss sono descritti come «alchimisti contemporanei». Questo perché trasformano oggetti comuni in opere d’arte?

Nancy Spector: Esattamente. Prendevano quello che vediamo tutti i giorni e lo rendevano straordinario, spostando l’attenzione e facendocelo percepire come qualcosa di nuovo. È l’alchimia del gesto.

Pur trattandosi della prima grande mostra del loro lavoro a New York, non l’avete organizzata cronologicamente. Perché?

N.S. Peter e David non hanno mai pensato al loro lavoro come a una progressione cronologica. Esponiamo gruppi di opere secondo un criterio di coerenza. Le «Sculture grige» (1984-86/2006-08), ad esempio, saranno proposte insieme al «The Way Things Go» (1987), un video di mezzora su oggetti di tutti i giorni in una reazione a catena.

In che modo la loro prima collaborazione, la «Sausage Series» (1979) ha segnato il loro lavoro?

N.S. Sono diventati famosi in un periodo, la fine degli anni Settanta, in cui il mondo dell’arte era in un certo qual modo polarizzato. In Europa erano diffuse la pittura neoespressionista e le opere post-moderne. Loro presero la strada di mezzo, usando lo humour e gli oggetti quotidiani con una salutare irriverenza verso entrambe le direzioni.

La mostra prende il nome da «How to Work Better» (1991), un murale nella città di Zurigo che viene riprodotto in Houston Street nel centro di Manhattan, e anche stampato in edizione limitata. Entrambe si basano su un manifesto in dieci punti trovato dagli artisti.

Nat Trotman Alla fine degli anni Ottanta i due erano in Thailandia e trovarono l’originale in una fabbrica di ceramica. È una bizzarra traslazione tipica di Fischli & Weiss. L’inglese è di difficile lettura, è scritto a mano in un font simile all’Helvetica. I luoghi comuni aziendali si rifrangono attraverso questa estraneità per poi essere rimessi insieme su questo banale palazzo di uffici del tardo modernismo di Zurigo.

N.S. Fa parte della loro arte il fatto che sarebbero stati attirati da questo oggetto come un manifesto. Non si tratta di fare arte, si tratta di lavorare.

José da Silva, 02 febbraio 2016 | © Riproduzione riservata

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