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Olga Scotto di Vettimo
Leggi i suoi articoliSecondo prassi consolidata dell’artista, la mostra è costruita con lavori che hanno attinenze e riferimenti con il luogo in cui sono esposti. «Dear Urania» si riferisce alla Relazione del primo viaggio alla Luna fatto da una donna nell’anno di grazia 2057, pamphlet scritto nel 1857 dal matematico Ernesto Capocci di Belmonte, direttore dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte fino al 1867. La protagonista di questo breve scritto è Urania, autrice di una lunga lettera indirizzata alla sua amica Ernestina in cui racconta i particolari del suo viaggio sulla Luna. Dear Urania è la risposta della terrestre all’avventurosa compagna.
La mostra è costruita con due proiezioni digitali in loop e tre gruppi di stampe. In una proiezione, ambientata all’interno di un loft, compaiono le parole di Ernestina sotto forma di didascalie; nell’altra la Luna e le sue fasi. L’artista mette in relazione quest’ultimo video con un gruppo di fotografie della Basilica di Pompei («Basilica I» e «Basilica II», tratte da quelle realizzate nell’800 dal napoletano Carlo Fratacci) e suggerisce un’analogia tra la superficie della Luna e la Basilica di Pompei bombardata durante l’ultima guerra mondiale. In mostra anche alcuni fogli di album da disegno «Pages from the sketchbook of Ernestina Capocci» su cui compaiono tracce di un possibile avatar di Ernestina, per la quale si allude anche a un’identità di artista non ancora svelata.
Ad eccezione delle foto della Basilica, Burgin realizza le immagini utilizzando un software progettato per la creazione di videogiochi, riconoscendo ad esse di appartenere in via definitiva alla dimensione del virtuale.
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