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Silvano Manganaro
Leggi i suoi articoliQuando si visita una personale di Giovanni Kronenberg (Milano, 1974) l’effetto è sempre quello di entrare in una Wunderkammer. Il paragone, da questo punto di vista, non è più una novità.
La Galleria Z20 dal 12 febbraio fino al 18 marzo raccoglie lavori realizzati dall'artista nell’ultimo anno: sculture, disegni e interventi di vario tipo. Qui Kronenberg, ancora una volta, dimostra che per lui conta l’alterazione minima di oggetti scelti con grande cura, in un doppio processo che ha a che fare prima con la ricerca e il collezionismo (l’accumulare oggetti o idee che catturano l’attenzione), e poi con la sottile, quasi impercettibile, modifica di quello che è stato scelto.
Un oggetto poco conosciuto è di per sé nuovo, potremmo dire «creato». Ma parlare di ready made in questo caso non avrebbe senso, perché in Kronenberg interviene sempre una lieve modificazione o l’aggiunta di un nuovo elemento che trasforma, quindi, l’oggetto naturale in oggetto artificiale, ovvero artistico, reimmettendolo all’interno di un diverso circuito collezionistico.

Un’immagine scelta dall’artista per la comunicazione della mostra: il dirigibile Zeppelin Hindenburg distrutto in un incidente nel 1937
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