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L'Altare di Issenheim nel nuovo allestimento al Musée Unterlinden © Musée Unterlinden

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L'Altare di Issenheim nel nuovo allestimento al Musée Unterlinden © Musée Unterlinden

La sofferenza di Dio

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Redazione GDA

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La collana del Mulino «Icone» propone una serie di riflessioni su temi di rappresentazione del sacro nell’arte, nelle sue declinazioni religiose o laiche. Gabriella Caramore e Murizio Ciampa riflettono sui nodi principali dell’iconografia della crocifissione e della resurrezione di Cristo. L’analisi, giustamente, prende in considerazione un limitato numero di opere.

Si parte con la «Salita al Calvario» di Brueghel il vecchio, in cui la croce è nascosta in un brulicare di figure, centrale eppure allo stesso tempo nascosta. Si passa alle suggestioni bruegheliane moderne di James Ensor e della sua traboccante «Entrata del Cristo a Bruxelles», per entrare nell’arena del circo di Georges Rouault, dove il saltimbanco, secondo la visione fissata negli anni Settanta da Jean Starobinski, è visione della difficoltà dell’artista nel moderno, ma si declina spesso verso la mistica.

Molto ben articolato il capitolo «Un Dio da obitorio» dedicato all’altare di Colmar, in cui Mathias Grünewald ha testimoniato la passione nel corpo quasi decomposto di una figura dolente, che sfida ogni convenzione di immagine. Si passa poi da Sutherland, Congdon, tornando verso il crudo Holbein di Basilea, l’inquieta Resurrezione del Bramantino, fino a una indagine sui soggetti biblici in Rembrandt, fortemente legato all’Antico Testamento, come aveva indagato Anna Seghers nel suo saggio di esordio, rielaborazione della tesi di laurea, pubblicato qualche anno fa da Giuntina.

Gli autori riassumono efficamente alcuni aspetti capitali di una delle icone capitali dell’Occidente.

Croce e resurrezione
, di Gabriella Caramore e Maurizio Ciampa, 164 pp., il Mulino, Bologna 2018, € 12,00

L'Altare di Issenheim nel nuovo allestimento al Musée Unterlinden © Musée Unterlinden

Redazione GDA, 18 aprile 2018 | © Riproduzione riservata

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