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La mailing list della principessa

Giovanni Pellinghelli del Monticello

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Il 17 giugno 1715, il margravio Carlo-Guglielmo di Baden (1679-1738) fondava ufficialmente la sua nuova capitale, alla quale dava un nome alla moda rococò: Karlsruhe (ossia, «Il riposo di Carlo»). Impresa ambiziosa, che vide la costruzione di una sontuosa residenza di corte e di una nuova città. Fu l’architetto, urbanista e paesaggista Jakob-Friedrich von Batzendorf a curare fra il 1712 e il 1722 la realizzazione della grandiosa Residenz e dell’intera città (la cui mappa, schizzata da Thomas Jefferson, ispirerà Pierre-Charles L’Enfant per la pianta di Washington), con al centro il castello dal quale si diparte una trama radiale di strade verso la città a sud e di viali verso la foresta di Hardtwald a nord, per un totale di 32 «raggi», come la Rosa dei venti. A celebrare la nascita di Karlsruhe, due grandi mostre. La prima, «Karl Wilhelm 1679-1738», dal 9 maggio al 18 ottobre al Badisches Landesmuseum nel Karlsruhe Schloß, di carattere più storico-documentale, è dedicata al fondatore, figura eclettica di teorico dell’assolutismo illuminato e compulsivo cultore di botanica: nel parco figuravano oltre 7mila piante di arancio e 2.121 varietà di fiori esotici, fra cui 1.163 tulipani. Carlo-Guglielmo (che morì di apoplessia proprio curando un’aiuola di tulipani) volle tutte le sue piante rappresentate in oltre 6mila acquerelli, raccolti in quattro volumi di cui i due sopravvissuti all’incendio della Badische Landesbibliothek del settembre 1942 costituiscono la principale attrazione fra gli oltre 250 cimeli, opere e objets d’art esposti. La seconda mostra è dedicata a colei che portò Karlsruhe alla ribalta della cultura illuminista dell’Europa delle corti: la margravia Carolina-Luisa (1723-83). Nata nella cultural-chic famiglia d’Assia-Darmstadt e sposata nel 1751 al margravio di Baden Carlo-Federico (1728-1811), Carolina-Luisa fu «princesse savante» per eccellenza, coltissima e poliedrica (parlava cinque lingue, compreso l’italiano e il latino, e prediligeva le scienze naturali, studiando botanica, fisica e chimica nel laboratorio attrezzato a corte). Nota come «la Minerva dell’Assia», fin dall’adolescenza fu amica dei più bei nomi della scienza e della filosofia del tempo, con una mailing list di più di 750 contatti: da Linneo, che le intitolò una pianta tropicale dell’America del Sud, a Voltaire, con cui intrattenne una costante corrispondenza, a Madame de Pompadour, ai poeti «philosophes» Johann-Gottfried von Herder, Johann-Caspar Lavater e Christoph-Martin Wieland, al «tuttologo» Johann Wolfgang Goethe al musicista Christoph Willibald Gluck, tutti ospiti assidui alla sua corte. Ma la vera passione fu la pittura. Lei stessa valente pittrice, fu collezionista d’eccezionale acume, tanto che il Mahlerey-Cabinet è ancor’oggi nucleo portante della Staatliche Kunsthalle. Già dal 1745 allieva di Jean-Étienne Liotard, che la colse proprio in veste di allieva in due ritratti, di cui uno si trova a Karlsruhe, Carolina-Luisa dal 1751 iniziò a collezionare opere d’arte con la guida del pastellista francese Jean-Baptiste Perronneau. E furono acquisti epocali, soprattutto a Parigi, fra il 1759 e il ’64, approfittando della Guerra dei Sette Anni che teneva in ben altre faccende affaccendato l’altro collezionista rapace dell’epoca, Federico II di Prussia. Innamorata fedele della pittura olandese del Secolo d’Oro (Teniers, Rembrandt, Dou, Van Huysum), la margravia si accaparrò nel 1761 il celebre «Autoritratto con cappello e mantello rosso» di Rembrandt e la «Morte di Cleopatra» di Caspar Netscher, ma volle pure quattro nature morte di Chardin e opere di François Boucher, Claude Vernet e Nicolas de Largillière. La mostra, dal 30 maggio al 6 settembre alla Staatliche Kunsthalle di Karlsruhe, ricostruisce la collezione della margravia con le oltre 200 opere originali (fra cui due quadri di Cornelis van Poelenburgh finora mai esposti e restaurati per la mostra) grazie ai prestiti delle opere di Anton van Dyck (National Gallery, Washington), Willem van de Velde (National Gallery, Londra), Gabriel Metsu (Madrid, Museo Thyssen) e Maria van Oosterwyck (Denver Art Museum). Inoltre, a testimoniare livello e qualità della raccolta di Carolina-Luisa, e i suoi rapporti con il bel mondo culturale del suo tempo, altri prestiti  internazionali (in totale 135) per opere di Liotard (fra cui l’«Autoritratto» degli Uffizi e il ritratto di Maria Teresa d’Austria e Francesco-Stefano di Lorena da Weimar) di Boucher e del suo allievo Joseph Melling, pittore di corte a Karlsruhe.



Giovanni Pellinghelli del Monticello, 27 aprile 2015 | © Riproduzione riservata

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