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La lettera dei direttori delle venti Accademie italiane

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Redazione GDA

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Roma, 14 ottobre 2015 Al Ministro dell’Istruzione
On.le Stefania Giannini


On.le Ministro,

Le scriviamo per portare alla sua illustre attenzione una serie di problematiche che necessitano di una rapida soluzione per scongiurare il probabile collasso delle uniche Istituzioni che in Italia hanno compito di formare i giovani all’arte: le Accademie di Belle Arti.
In più occasioni Ella ha avuto modo di annunciare pubblicamente che il Suo Ministero, al fine di risolvere alcuni annosi problemi che affliggono il Sistema dell’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica, proporrà un Disegno di Legge di Riforma e riordino delle Istituzioni Afam nelle quali sono ricomprese le Accademie di Belle Arti.
I segnali che provengono dal Governo in questo senso sono però tutt’altro che rassicuranti: il 17 settembre scorso è stato pubblicato un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri relativo alla mobilità intercompartimentale dei dipendenti della Pubblica Amministrazione.
In questo decreto i docenti delle Accademie sono collocati nell’area III F1, equiparati cioè a professori di scuola media e liceo, al pari inoltre del livello più basso dei funzionari delle Sovrintendenze. A ciò si aggiunge la notizia di un imminente e definitivo inserimento del personale docente delle Accademie nel comparto di contrattazione sindacale della Scuola.
È del tutto superfluo esprimere valutazioni di merito nei confronti di questo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che, almeno per quanto concerne i docenti delle Accademie di Belle Arti, costituisce una ragione di profonda umiliazione, essendo evidente il demansionamento che emerge dalla sua ratio.

Da più di dieci anni le Accademie di Belle Arti rilasciano titoli di studio che la legge di stabilità del dicembre 2012 ha reso equipollenti in toto alle lauree e alle lauree magistrali, ma il Suo Ministero, più volte sollecitato da questa Conferenza dei Direttori sembra non essere intenzionato a voler consentire la messa a ordinamento dei corsi di diploma accademici di secondo livello (le lauree magistrali), che le Accademie hanno rilasciato e rilasciano a titolo sperimentale ben dal 2003 fino ad oggi.
E’ appena il caso di ricordare che l’ordinamento dei corsi di secondo livello era sancito dalla già citata legge di stabilità del 2012, che peraltro dava al Ministero un termine perentorio di dodici mesi entro il quale tutte le sperimentazioni presso le istituzioni Afam dovevano essere messe a regime.
La Conferenza dei Direttori delle Accademie di Belle Arti, al fine di concludere positivamente questo lungo percorso, si rende disponibile per collaborare fattivamente con gli Uffici ministeriali e fornire in tempi brevissimi un prospetto di ordinamento dei corsi di diploma accademico di secondo livello.
È pertanto da più di un decennio che le Accademie di Belle Arti, pur avendo uniformato i propri percorsi formativi a quelli universitari italiani ed europei, sono in attesa di una definitiva collocazione nel sistema universitario, che si avrebbe in primis immettendo il personale docente delle Accademie nel regime di lavoro pubblicistico, in analogia a quanto avviene per i colleghi dell’Università.
È davvero paradossale che l’Italia, il paese che ha inventato le Accademie alla fine del Cinquecento, esportando ovunque questo modello formativo nel campo delle arti, sia il paese che più le mortifica.

Onorevole Ministro, chiediamo un Suo autorevole e definitivo intervento che potrà aiutare le Accademie di Belle Arti italiane a ritrovare quella dignità e quel livello universitario, peraltro sancito dall’art.33 della Nostra Costituzione, che tutti i paesi della Comunità Europea e del Mondo intero, tranne l’Italia, riconoscono.
I nostri studenti, inspiegabilmente, non possono essere considerati studenti universitari al pari dei loro colleghi in Europa, così come ai docenti delle Accademie non è riconosciuta né la dignità universitaria, né possono svolgere attività di ricerca così come accade in qualunque altro settore della formazione di terzo livello. Eppure i docenti delle Accademie di Belle Arti svolgono, in totale autonomia rispetto alle Istituzioni dove operano, ricerca ad altissimo livello, nazionale e internazionale, riconosciuta in tutti i settori delle arti visive e dello spettacolo.

Le rivolgiamo una richiesta perché le Accademie non siano confinate nel comparto della Scuola, dove sarebbero destinate a una vera e propria paralisi in un momento in cui, viceversa, sono in piena crescita, come dimostra il costante incremento delle iscrizioni.
La preghiamo affinché non si compia lo scempio definitivo di un comparto che è stato storicamente un vanto essenziale per l’identità del nostro paese, e che oggi si dimostra vivo e vitale, in grado di attrarre un’utenza internazionale, che ancora riconosce all’Italia una supremazia indiscussa nel campo della formazione artistica.
Ma la riconoscerà ancora per poco, se si compirà questo scellerato declassamento digloriose Istituzioni, che invece di essere valorizzate come meriterebbero, essendo già un fiore all’occhiello per il nostro paese, sarannoinvece definitivamente affossate, nonostante i costanti rimandi da più parti all’importanza delle nostre tradizioni e del nostro patrimonio.

Chiediamo dunque che i corsi di diploma accademico di secondo livello, attivati sinora nelle istituzioni e funzionanti dal 2003, regolarmente approvati dal Cnam, siano resi ordinamentali con la massima urgenza, al fine di salvaguardare la validità del percorso formativo di centinaia e centinaia di studenti diplomati nel corso di dodici anni.

Chiediamo inoltre che agli studenti diplomati delle Accademie siano riconosciuti validi i titoli di primo e di secondo livello ai fini dell’insegnamento nella scuola (come è del resto stato fino ad ora), nelle classi di concorso che da sempre sono di esclusivo accesso da parte dei diplomati delle Accademie di Belle Arti e che oggi, se dobbiamo dar credito alle bozze dei decreti sul riordino delle classi di concorso nella Scuola che abbiamo potuto vedere sui siti dedicati, si troverebbero esclusi dalla gran parte dei futuri concorsi.
E’ inutile dire quale e quanto contenzioso sarebbe generato se tali bozze dovessero concretizzarsi in atti normativi.
Speriamo davvero in un Suo autorevole intervento mirato a far sì che il Ministero dell’Università, vista la chiusura del comparto Afam, comprenda a fondo la differenzaesistente tra le diverse istituzioni dell’Alta Formazionee collochi definitivamente e senza ambiguità le Accademie di Belle Arti nel settore universitario, riconoscendo pari livello e pari dignità, scongiurando così un triste epilogo per tutto il Sistema della formazione artistica in Italia. Se questo non dovesse accadere, paradossalmente le Accademie Italiane, modello universale da oltre cinquecento anni per lo studio dell’Arte, saranno considerate alla stregua di scuole preposte alla formazione professionale e sarà dunque impedito loro il dialogo e la collaborazione con le omologhe istituzioni straniere che sono ovunque riconosciute come “Facoltà di Belle Arti”. È una responsabilità storica e culturale troppo grave che non può essere demandata a chi difende interessi di natura corporativistica o sindacale.

RingraziandoLa fin da ora per l’attenzione che vorrà dedicare a questa nobile causa, le porgiamo i nostri più distinti saluti e ossequi.

Redazione GDA, 20 ottobre 2015 | © Riproduzione riservata

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