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Sotheby’s Italia si trasferisce dal primo luglio in Palazzo Serbelloni, in corso Venezia 16, uno degli edifici più celebri di Milano, costruito alla fine del XVIII secolo, in piena età dei Lumi, da quel Gian Galeazzo Serbelloni (figlio del committente, Gabrio III, che però morì prima di vedere avviati i lavori del corpo maggiore su corso Venezia, allora corso di Porta Orientale) che dai 10 ai 18 anni era stato educato da Giuseppe Parini, agli esordi della sua fortunatissima carriera di «poeta civile». Enorme e architettonicamente maestoso, il palazzo, progettato da Simone Cantoni, ha ospitato potenti e regnanti, da Napoleone con il suo seguito, nel 1796, a Vittorio Emanuele II e Napoleone III nel 1859, reduci dalla vittoriosa battaglia di Magenta.
Sotheby’s ne occupa ora il piano terra e il primo piano dell’ala affacciata sul grande giardino interno. In Italia dal 1969, quando aprì la sede a Firenze in Palazzo Capponi, poi dal 1973 a Milano (in via Monte Napoleone prima, poi in via Mascagni, e dal 1993 a oggi in via Broggi), con questa sede Sotheby’s scrive un nuovo capitolo di una storia ricca sin dall’inizio di celebri aste: è del 1969 l’asta dei beni del principe Paul Demidoff, del 1987 quella degli arredi delle residenze capresi della contessa Mona von Bismarck. Nel 1994 fu la volta della vendita Corsini (stime triplicate), nel 2007 degli arredi del XVIII secolo del castello piemontese dei Bruni Tedeschi. Poi la collezione di Jeff Verheyen e Dani Franque, artisti del Gruppo Zero, oggi quotatissimo ma lanciato proprio da Sotheby’s Italia; nel 2008 i beni di Maria Callas, nel 2010 la collezione di Claudia Gian Ferrari e molto altro ancora, fino al recente world record milanese dell’opera di Paolo Scheggi battuta a 1,623 milioni contro i 400-600 mila euro della stima. L’appuntamento in Palazzo Serbelloni è per metà settembre, quando si terrà la preview dell’Italian Sale londinese di ottobre.
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