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Il velo del secondo Apelle

Giovanni Pellinghelli del Monticello

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Restaurato dalla Abegg-Stiftung di Berna, centro di eccellenza del restauro tessile, il frammento di velo quaresimale del caposcuola del Tardogotico alpino Thomas di Villach (1435-1529) definito «secondo Apelle» nei Taccuini di viaggio (1486) dall’umanista Paolo Santonino, cancelliere del patriarca di Aquileia, conservato nelle collezioni medievali del Belvedere è in mostra fino al 25 maggio nel Belvedere inferiore. I veli quaresimali, drappi di lino dipinto con immagini dalle Scritture usati per velare cori, pale d’altare, croci o immagini devozionali sono una tradizione documentata nelle Alpi austriache e svizzere per più di mille anni, ma ne sopravvivono solo esemplari a partire dagli inizi del XV secolo. Questo frammento risale al 1470-1480 e raffigura scene del Vecchio Testamento: la raccolta della manna, Mosè fa scaturire l’acqua dalla roccia, il serpente di bronzo, la danza intorno al vitello d’oro, Mosè riceve le Tavole della legge e Mosè punisce gli Israeliti. Scoperto al momento della dispersione della collezione di Carl von Frey (1826-96) di Salisburgo, è il resto di un’opera di dimensioni simili all’esempio più celebre, il velo del Duomo di Gurk del 1458 (99 immagini per una superficie totale di 890x890 cm).



Giovanni Pellinghelli del Monticello, 29 aprile 2015 | © Riproduzione riservata

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Il velo del secondo Apelle | Giovanni Pellinghelli del Monticello

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