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Antony Gormley

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Il termometro del mercato: Antony Gormley

Quotazioni in costante crescita (+19,8%) per lo scultore inglese. Record d’asta: 5,9 milioni di dollari

Alessia Zorloni

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Il mercato della scultura ha riscontrato una formidabile crescita negli ultimi vent’anni, grazie ad autori come Jeff Koons, Kaws, Damien Hirst, Takashi Murakami o Maurizio Cattelan, diventati emblematici per le loro quotazioni milionarie. Nonostante ciò, questo segmento rimane sempre più limitato rispetto alla pittura. Artprice stima che il volume d’affari riguardante le sculture sia pari al 16% delle transazioni nel mercato dell’arte contemporanea. Tra le cause della minore diffusione delle sculture rispetto ai dipinti vi sono i costi di realizzazione, il gusto degli acquirenti e le difficoltà tecniche nella lavorazione e nel trasporto dei materiali. In alcuni casi, infatti, gli artisti lavorano in stretta collaborazione con un team di ingegneri per realizzare progetti espostivi complessi, dove i lavori possono pesare anche una tonnellata.

È il caso dell’inglese Antony Gormley, esposto fino a luglio in piazza Duomo a Prato con «Shy», una grande opera in ghisa, alta 4 metri e del peso di 3.600 chili. Gormley (Londra, 1950) è noto soprattutto per le sue sculture e le sue opere d’arte pubblica che indagano il rapporto tra corpo umano e spazio. Nella sua ricerca sul corpo umano l’artista ha sperimentato nuove formule dalla scomposizione in pixel alla volontà di superare la barriera stessa della pelle dando luogo ai lavori della serie «Feeling Material» (2003-08), realizzati da spirali in ferro che si allontanano vorticosamente dal nucleo centrale, fino ad arrivare all’astrazione geometrica dei «Frames», realizzati tra il 2009 e il 2018.

Il riconoscimento
. L’artista annovera nel suo curriculum espositivo più di 100 mostre personali e la partecipazione a 17 Biennali, tra le quali la Biennale di Venezia e Documenta di Kassel. Le sue creazioni in ghisa, acciaio, cemento e argilla sono state esposte in tutto il Regno Unito e a livello internazionale in istituzioni pubbliche come la Royal Academy di Londra (2019), la Galleria degli Uffizi di Firenze (’19), il Philadelphia Museum of Art (’19), il Long Museum di Shanghai (2017) e l’Ermitage di San Pietroburgo (2011).

Il mercato
. Con 614 lotti venduti e un mercato in costante crescita (+19,8%), l’artista britannico, vincitore di un Turner Prize, ha da tempo quotazioni elevate e un collezionismo internazionale. I lavori più quotati nel mercato secondario sono stati prodotti tra gli anni Novanta e l’inizio del Duemila. Il record d’asta è stato stabilito nel 2017 quando Christie’s Londra ha aggiudicato a 5.872.815 dollari «A Case for an Angel», una grande scultura dell’89, larga più di otto metri, mentre nel 2011 la stessa casa d’aste ha battuto a 4.719.600 dollari «Angel of the North (Life-Size Moquette)», un lavoro simile, un po’ più piccolo, del ’96. Le sculture più richieste in asta si collocano nella fascia di prezzo che va da 100mila a 500mila dollari e otto dei suoi top lot recenti sono stati aggiudicati a prezzi superiori al milione di dollari.

In galleria. Trattati a San Gimignano dalla Galleria Continua, a Salisburgo dalla Galerie Thaddaeus Ropac e a Londra dalla White Cube, i lavori di Gormley richiedono un investimento compreso tra 300-800mila dollari. Il loro costo dipende dalla rarità, dalla complessità della composizione, dai materiali e dalle dimensioni. Le opere della serie «Blockwork», per esempio, sono realizzate in pezzi unici e sono offerte a circa 450mila dollari; le sculture di medie dimensioni possono essere acquistate per circa 300mila dollari, mentre 500mila dollari è il prezzo della maggior parte dei lavori «human size». Nonostante ciò in asta si trovano composizioni di qualità a prezzi più «abbordabili». È il caso di «Domain LXIV», una scultura alta quasi 1,9 metri del 2008 battuta da Christie’s New York lo scorso dicembre a 262.500 dollari.

Antony Gormley

Alessia Zorloni, 27 aprile 2021 | © Riproduzione riservata

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