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Amata dai viaggiatori ottocenteschi, frequentata assiduamente dai pittori futuristi, oggi contesa dai marchi del lusso, a 150 anni dall’inaugurazione (nel 1867) la Galleria Vittorio Emanuele II di Milano continua a essere il salotto della città. Specialmente ora che è stata restaurata e ha ritrovato il suo volto eclettico e storicista, in linea con il più aggiornato gusto del tempo, e quella chiarità di colori, esaltata dalla luce che piove dalla cupola e dalle volte vetrate.
Il grandioso spazio nasceva come galleria commerciale, sul modello delle analoghe gallerie di Parigi e Londra. Intanto si disegnava l’impianto definitivo di piazza Duomo, sino ad allora irregolare. Fu una colossale operazione edilizia e urbanistica, e grandioso è stato anche l’impegno per il suo recente restauro, condotto senza mai chiuderla al passaggio.
Un libro ne ripercorre ora la vicenda sotto diversi angoli visuali e, con un ricco corredo di immagini e rievoca fatti dimenticati: tragici, come la morte accidentale del progettista Giuseppe Mengoni, o come il sistema di accensione delle fiammelle dell’Ottagono, affidato a un meccanismo a molla che i milanesi subito ribattezzarono «el rattìn», il topolino.
La Galleria Vittorio Emanuele II di Milano. Progetto, costruzione, dettagli
a cura di Paolo Gasparoli, Angelo Manenti, Maurizio Pecile e Ornella Selvafolta
304 pp., ill.
Skira, Milano 2017
€ 60,00
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