Federico Castelli Gattinara
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Concluso il cantiere di progetto con allievi Iscr
Capitale Europea della Cultura 2019, la città è nota per i celebri Sassi, il Caveoso e il Barisano, che costituiscono due grandi quartieri del centro storico, e per il Parco delle chiese rupestri, iscritti dal 1993 nella lista Unesco. Al Sasso Caveoso, un elegante portale a sesto acuto introduce al Convicinio di Sant’Antonio, che riunisce un complesso di quattro chiese rupestri collegate tra loro e databili tra il XII e il XIII secolo: la prima popolarmente nota come Tempe cadute, nome che designa l’intero rione (tempe significa massi), l’unica priva di dipinti murali, la seconda di Sant’Eligio o dell’Annunziata, abbandonata e convertita nel Settecento in struttura produttiva e magazzino, terza e quarta le cripte di San Domenico a pianta quadrangolare e di Sant’Antonio a tre navate absidate, anch’essa riutilizzata nel Settecento per la produzione di vino.
Le pitture murali che vi sono contenute, databili dal Tre al Sei-Settecento, mostrano in genere un avanzato stato di degrado, sia per i soliti problemi che affliggono tutte le chiese rupestri di Matera, semi ipogee e scavate in una roccia tenera, sia per percolazioni da terrazze superiori, strade e passaggi pedonali, dovute a vecchi o difettosi sistemi di smaltimento delle acque. Dall’inizio dell’anno il Comune ha completato una serie di interventi di riqualificazione dei percorsi nel Sasso Caveoso e il rifacimento delle coperture del Convicinio. Grazie alla possibilità di attingere a finanziamenti ministeriali su beni non demaniali, l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro-Iscr (che da due anni ha in città una sua sede distaccata) ha ottenuto 90mila euro per restaurare le pitture murali che mostrano stati conservativi molto diversi. I problemi sono percolazione d’acqua, umidità di risalita, sali in superficie e attacchi biologici (funghi, alghe, piante). Le tecniche di esecuzione povere, con strati preparatori molto sottili, l’eterogeneità delle decorazioni e il riuso degli ambienti con relative scialbature non hanno aiutato la conservazione. Un restauro di fine anni Novanta con integrazioni ad acquarello è stato in parte vanificato dalle condizioni di umidità estrema.
Dal 10 al 28 luglio scorso, sotto la direzione dell’architetto Giorgio Sobrà, si è svolto un cantiere di progetto con allievi Iscr dei corsi di Matera e di Roma. Concentrato sui due ambienti centrali degli otto del complesso, ha svolto le indagine necessarie alla messa a punto di un progetto esecutivo di restauro: in vista del cantiere, in programma per la prossima estate, i dati saranno integrati con quelli del monitoraggio ambientale attivato a luglio.
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