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Redazione GDA
Leggi i suoi articoliLucio Fontana
Nasce a Rosario di Santa Fé, Argentina, il 19 febbraio 1899, dove i genitori, il padre scultore e la madre attrice di teatro, si erano trasferiti da una decina d’anni. Nel 1917, diciottenne, interrompe gli studi e parte per il fronte italo-austriaco come volontario, è ferito e rimandato a casa con la medaglia al valor militare; continua gli studi e comincia a frequentare l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Negli anni ’30 realizza opere fra il figurativo e l’astratto, elaborando il suo personale «concetto spaziale» e affina il suo stile sia concettuale che gestuale.
Dopo un periodo a Buenos Aires torna a Milano dove nell’aprile del 1947 fonda il «Movimento spaziale» e, con altri artisti e intellettuali, pubblica il Primo Manifesto dello Spazialismo. Negli anni ’50 Lucio Fontana continua a lavorare intensamente al ciclo dei «Buchi», ma utilizza anche vetri, avviando il ciclo delle «Pietre». Nel 1957, in una serie di opere in carta telata, oltre ai buchi e ai graffiti, appaiono, appena accennati, i primi «Tagli», che poi verranno sviluppati nelle opere più famose. Collabora con l’architetto Carlo Scarpa nella progettazione e realizzazione della propria Sala Bianca alla Biennale di Venezia del 1966, dove vince il Primo Premio per la pittura con le tele bianche segnate da un solo taglio verticale. Lucio Fontana muore a Varese il 7 settembre 1968.
Piero Manzoni
Nasce il 13 luglio 1933 a Soncino (Cr). Cresce a Milano, trascorrendo le vacanze estive ad Albisola Marina, in Liguria, dove la famiglia frequenta Lucio Fontana. Nel 1956 debutta alla «IV Fiera mercato» del castello Sforzesco di Soncino. L’anno successivo partecipa alla mostra «Arte Nucleare», alla galleria San Fedele di Milano: dipinge sagome antropomorfe e quadri con impronte di oggetti. Nel 1957 realizza i primi «Achromes», grandi superfici bianche imbevute di colla e caolino (un’argilla bianca impiegata nella produzione della ceramica).
Nel 1958 espone con Lucio Fontana ed Enrico Baj. Inizia la collaborazione con Enrico Castellani e Agostino Bonalumi. Nel 1959 fonda la rivista «Azimuth» e la Galleria Azimut. Lo stile di Manzoni diviene sempre più radicale, esemplificato in una serie di opere provocatorie, insofferenti nei confronti della tradizione. Il 21 luglio del 1960 presenta alla Galleria Azimut la «Consumazione dell’arte dinamica del pubblico divorare l’arte», dove l’artista firma con l’impronta del pollice alcune uova sode che vengono consumate sul posto dal pubblico.
Nel 1961 Manzoni firma per la prima volta degli esseri umani trasformandoli in sculture viventi e pone in vendita le scatolette di Merda d’artista. Nel 1962 l’artista progetta con l’editore Jes Petersen un libro dalle pagine bianche: Piero Manzoni. The Life and the Works.Il 6 febbraio 1963 muore d’infarto a Milano, nel suo studio.
Alberto Burri
Nasce a Città di Castello (Pg) il 12 marzo 1915. Si laurea in Medicina nel 1940. In veste di ufficiale medico è fatto prigioniero dagli alleati in Tunisia nel 1943 e viene inviato nel campo di Hereford, Texas, dove inizia a dipingere. Tornato in Italia nel 1946, si stabilisce a Roma e si dedica alla pittura. Nel ’47 e ’48 tiene le prime personali alla Galleria La Margherita di Roma. Nel 1951 partecipa alla fondazione del gruppo «Origine» con Capogrossi, Ballocco, Colla.
Dal 1950 assumono rilievo i «Sacchi», fino a predominare nelle mostre personali che si tengono in varie città americane ed europee: Chicago, New York, Seattle, San Paolo, Parigi, Milano, Torino, Pittsburgh, San Francisco.
Negli anni ’60 appaiono i «Legni», le «Combustioni», i «Ferri». Le sue opere, realizzate con catrame, muffe, ferri e plastiche sovvertono il rapporto tra materia, forma e colore.
Negli anni ’70 l’artista passa a soluzioni monumentali: dai «Cretti», utilizzando terre e vinavil, ai «Cellotex», particelle di segatura e colla pressate insieme. Nel 1981 viene inaugurata la Fondazione Burri a Città di Castello. In questi anni Burri si dedica al progetto del «Grande Cretto» per la cittadina siciliana di Gibellina, sconvolta dal terremoto del 1968. Nel 1990, Burri espone da Salvatore Ala Gallery, New York, il ciclo «Palm Springs»: 11 grandi cellotex datati 1982.
Al Castello di Rivoli nel 1991 vengono presentati 20 «Cellotex» inediti. Nel 1994 Burri partecipa alla mostra «The Italian Metamorphosis 1943-1968» presso il Guggenheim Museum di New York.
Muore a Nizza il 13 febbraio 1995. Nel 2015 viene celebrato, sempre al Guggenheim, con la più grande retrospettiva americana degli ultimi 35 anni: «Burri. The Trauma of Painting».
Enrico Castellani
Nasce a Castelmassa (Ro), il 4 agosto 1930. Studia Arte, Scultura e Architettura in Belgio fino al 1956, anno in cui si laurea all’École nationale supérieure. L’anno successivo arriva a Milano, dove stringe amicizia e collabora con Piero Manzoni. Molti scambi vengono intrattenuti anche con Agostino Bonalumi e Lucio Fontana, mentre collabora alla rivista «Azimuth». Dopo alcune esperienze di carattere informale affronta spazio e luce con l’utilizzo di tele monocrome (spesso totalmente bianche), estroflesse con varie tecniche, in modo da creare effetti di luci e ombre cangianti con l’inclinazione della sorgente luminosa.
L’opera del 1959 «Superficie nera a rilievo» è considerata da molti critici l’opera più rappresentativa di questo periodo.
Castellani ha partecipato a numerose mostre di rilevanza internazionale, fra le quali la Biennale di Venezia nel 1964, 1966 e 2003, la Biennale di San Paolo del Brasile, 1965, Documenta di Kassel nel 1968, alla mostra «The Responsive Eye» al MoMA nel 1965 e la mostra «Identité Italienne» al Pompidou del 1981. La grande personale alla Fondazione Prada di Milano nel 2001 ha certamente contribuito al rilancio del suo lavoro nei confronti di un pubblico più vasto. Le sue opere compaiono regolarmente nelle aste internazionali di maggior rilievo, quali le «Italian Sales» londinesi.
Agostino Bonalumi
Nasce a il 10 luglio 1935 a Vimercate (Mi). Compie studi di disegno tecnico e meccanico. Tiene la sua prima personale nel 1956 alla Galleria Totti di Milano. Nel 1958 nasce il gruppo Bonalumi Castellani e Manzoni con una mostra alla Galleria Pater di Milano, alla quale seguiranno altre mostre a Roma, Milano e Losanna. Nel 1961 alla Galleria Kasper di Losanna è tra i fondatori del gruppo «Nuova Scuola Europea». Arturo Schwarz acquista sue opere e nel 1965 presenta una mostra personale di Bonalumi nella sua galleria di Milano, con presentazione in catalogo di Gillo Dorfles.
Nel 1966 inizia un lungo periodo di collaborazione con la Galleria del Naviglio di Milano che lo rappresenterà in esclusiva, pubblicando nel 1973 per le Edizioni del Naviglio una monografia, a cura di Gillo Dorfles. Nel 1966 è invitato alla Biennale di Venezia con un gruppo di opere, e nel 1970 con una sala personale. Nel 1967 è alla Biennale di San Paulo e nel 1968 alla Biennale dei Giovani di Parigi.
Nel 1980 è allestita a Palazzo Te di Mantova una rassegna sull’intero arco della sua opera, a cura di Flavio Caroli e Gillo Dorfles. Nel 2002 realizza «Ambiente Bianco-Spazio trattenuto e spazio invaso», per la Fondazione Guggenheim di Venezia. Nell’estate del 2013 collabora alla realizzazione di una sua importante mostra a Londra di cui non arriverà a vedere l’apertura. Muore a Monza il 18 settembre 2013.
Paolo Scheggi
Nasce a Firenze il 19 agosto 1940. Tra 1958 e 1971, la sua ricerca attraversa diversi campi e discipline differenti, dalle arti visuali all’architettura alla moda, dalla poesia alla performance urbana e teatrale per approdare a una riflessione concettuale. A Milano dal 1961, stringe un rapporto di collaborazione con Germana Marucelli per la cui sartoria riprogetta gli spazi che verranno inaugurati con la sfilata di abiti optical della primavera 1965; entra in contatto con le nuove ricerche frequentando il gruppo attorno ad «Azimuth» e i primi esponenti dell’Arte programmata, mentre Fontana, fin dal 1962, ne segue il lavoro.
Nel 1964 Carlo Belloli lo cita tra i 44 protagonisti della visualità strutturata, nel 1965 è citato da Dorfles tra gli esponenti della Pittura Oggetto. Fondamentale la direzione architettonica e ambientale che la sua ricerca intraprende dal 1964, lavorando e confrontandosi con Nizzoli Associati (Mendini, Oliveri, Fronzoni) e con Bruno Munari (Sala del Cinema Sperimentale, Triennale di Milano del 1964). Gli ultimi due anni lo vedono impegnato in una ricerca concettuale che si conclude con i «Sette spazi recursivi autopunitivi» (non realizzati), i «Seiprofetiperseigeometrie» e l’ambiente «Ondosa».
Presente alla Biennale di Venezia nel 1966, 1972, 1976, 1986, Scheggi espone nelle principali manifestazioni artistiche del tempo, da Parigi a Buenos Aires, da New York ad Amburgo, da Düsseldorf a Zagabria. Muore a Roma nel 1971.
Turi Simeti
Nasce ad Alcamo (Tp) il 5 agosto 1929. Si trasferisce a Roma nel 1958, dove ha i primi contatti con il mondo dell’arte, e conosce e frequenta Burri. Negli stessi anni soggiorna per lunghi periodi a Londra, Parigi e Basilea. Nei primi anni ’60 il linguaggio di Simeti si definisce attraverso l’acquisizione della monocromia e del rilievo come uniche forme compositive, e si struttura principalmente intorno all’ellisse, elemento geometrico che diventerà la cifra del suo lavoro artistico.
Nel 1963 prende parte alla Rassegna Arti Figurative di Roma e del Lazio, e alla mostra «Arte Visuale» a Palazzo Strozzi a Firenze. Partecipa al progetto «Zero Avantgarde» e fa la sua prima uscita nel 1965 nello studio di Fontana a Milano, per proseguire nelle gaIlerie Il Punto di Torino e Il Cavallino di Venezia. Tra il 1966 e il 1969 soggiorna a New York, dove realizza numerose opere. Nel 1980 inizia a lavorare in un nuovo studio a Rio de Janeiro, città in cui trascorre gli inverni.
Nel 1991 espone una selezione di lavori al Museo Civico di Gibellina. Nel 2010 espone grandi opere da Salvatore e Caroline Ala a Milano.
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