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Francesco Tiradritti
Leggi i suoi articoliFino al 17 luglio la civiltà faraonica raccontata in «Egitto. Splendore millenario. Capolavori da Leiden a Bologna»
Cinquecento reperti, provenienti soprattutto dalle raccolte egizie di Leida e Bologna, raccontano la civiltà faraonica in «Egitto. Splendore millenario. Capolavori da Leiden a Bologna» che apre il 16 ottobre (fino al 17 luglio) proprio presso il Museo Civico Archeologico della città felsinea.
Divisa in sette sezioni, la mostra a cura di Paola Giovetti e Daniela Picchi ripercorre le maggiori tappe della civiltà egizia dalla preistoria fino all’epoca romana.
Si tratta di un evento che non ha molti confronti per la quantità di oggetti esposti e che possiede il suo punto di maggiore interesse nella riunione dei rilievi dalla tomba di Horemheb a Saqqara, rimossi nell’Ottocento e oggi conservati in vari musei. In quest’occasione, accanto ai frammenti già presenti a Bologna, sarà possibile ammirare alcuni di quelli conservati a Leida e uno proveniente invece dal Museo Egizio di Firenze.
Horemheb, che regnò alla fine della XVIII dinastia (1319-1291) e che possiede anche una tomba nella Valle dei Re (KV 57), si fece preparare la tomba di Saqqara quando era ancora generale di Tutankhamon (1331-1323). La decorazione risente perciò ancora fortemente dell’influsso della precedente arte amarniana della quale mantiene intatta la vivacità e l’immediatezza. Dopo la spoliazione ottocentesca si era persa qualsiasi traccia dell’esatta localizzazione della tomba che è stata ritrovata soltanto in anni recenti grazie a una missione congiunta anglo-olandese. Nel corso degli stessi scavi è stata anche localizzata la tomba del sovrintendente al tesoro reale di Tutankhamon Maya e della sposa Meryt.
La raccolta egizia di Leida possedeva già dal 1828 una coppia di statue dei due personaggi anch’esse esposte a Bologna. È la prima volta che i due capolavori, splendidi esempi scultorei che anticipano le forme ricche e opulente della successiva arte ramesside, lasciano Leida.
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