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Eclissi ed ellissi

Federico Florian

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Il Museion, dal 3 ottobre al 10 gennaio, dedica all’artista gallese Cerith Wyn Evans (1958) una mostra personale. La luce è il fil rouge dell’esposizione: una nuova produzione, concepita appositamente per il museo altoatesino, accompagna opere già esistenti.
Il nuovo lavoro, una grande installazione luminosa collocata al quarto piano, si relaziona alla facciata trasparente sul lato ovest del Museo e al paesaggio di Bolzano; lo schermo di luce consiste in un testo formato da lettere al neon, che narrano l’esperienza di un’eclissi solare.

L’esposizione, che mette in scena una sorta di microcosmo luminoso, contiene, tra le altre opere, due neon appesi al soffitto («A Community Predicated on the Basic Fact Nothing Really Matters» e «E=L=A=P=S=U=R=E (In Vitro)», entrambi del 2013), frutto di una riflessione dell’artista britannico sugli esperimenti del Cern di Ginevra sul bosone di Higgs.

Le sculture luminose (ellissi, cerchi e linee intrecciate) riprendono nella forma la proiezione del bosone (la cosiddetta «particella di Dio»), la cui esistenza è stata ipotizzata molto prima della sua scoperta. Tali grovigli di luce alludono a spazi della mente, a dimensioni non visibili ma intuibili col pensiero.
In mostra anche le sculture sonore e trasparenti «Interlude (A=D=R=F=T)» (2011-14) e «Interlude (A=D=R=F=T)» (2014), che conferiscono all’esposizione un ritmo musicale, ampliato da casse acustiche installate a terra.

La vena concettuale di Wyn Evans è messa a nudo da «Socle du monde (Park Hyatt, Berlin)» (2008), una bilancia dell’hotel Park Hyatt di Berlino che, con un chiaro riferimento all’opera di Piero Manzoni, pare reggere il peso del mondo.
Per concludere, al piano terreno chiude (o apre) il percorso del visitatore una colonna formata da tubi fluorescenti, a mo’ di pilastro dorico: una solida coordinata spaziale nell’immaginifica cosmogonia di Evans.

Federico Florian, 23 settembre 2015 | © Riproduzione riservata

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