Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Valeria Tassinari
Leggi i suoi articoliReggio Emilia. Un lavoro pittorico raffinato, inserito in un processo creativo che non si conclude nella singola opera ma si prolunga nelle tele successive, come un flusso di energia. Cromie delicate e preziose, ricavate dall’accordo delle tinte e della luce, diversamente catturata da texture e spessori dalle variabili minime, eppure determinanti.
I quadri dell’artista austriaca Svenija Deininger (Vienna, 1974), sono realizzati con una tecnica ad alta sensibilità luministica, grazie anche a una particolare mescolanza di gesso, polvere di marmo, colla e colori a olio, che le consente di lavorare per stratificazioni ripetute su entrambi i lati della tela. Le composizioni, spinte a indagare sul piano rapporti spaziali costruiti per segmenti architettonici, appaiono al primo impatto pienamente astratte, ma, come l’artista stessa dichiara, di fatto non lo sono, perché nascono dall’osservazione di un dato reale, poi riletto e purificato attraverso la pittura.
L’impatto richiama subito certe atmosfere delle prime avanguardie, e perfetto appare l’accostamento alla poetica dell’artista Władysław Strzemiński (Minsk, 1893 - Łódź, 1952), figura chiave dell’avanguardia polacca. Ambientata nella Pattern Room della Collezione Maramotti, dall’8 marzo al 26 luglio, la mostra «Svenja Deininger. Two Thoughts» è, infatti, costruita come un dialogo aperto tra il nuovo ciclo pittorico di Deininger, appositamente concepito per l’occasione, e quattro opere degli anni Venti di Strzemiński, prestate dal Muzeum Sztuki di Łódź, che lui stesso ha fondato insieme alla scultrice Katarzyna Kobro. L’eco delle forme, la purezza dei contorni, il rigore di una progettualità dal respiro architettonico, accomunano gli artisti e sondano le possibili relazioni tra due pensieri che, a un secolo di distanza, sembrano seguire una linea affine.
Altri articoli dell'autore
Il progetto collettivo di cinque giovani donne reinventa la storia architettonica del luogo progettato da Bruno Giacometti nei primi anni Cinquanta a partire dalle idee e dai progetti della sua contemporanea Lisbeth Sachs
La Biennale Architettura 2025 porta a Venezia le ipotesi per abitare insieme il Pianeta, tra emergenza e speranza
Nella Strozzina di Firenze sono esposte le opere finali dei progetti che dal 2005 si sono aggiudicati il premio, frutto della collaborazione tra il brand di moda, la Whitechapel Gallery di Londra e la Collezione Maramotti di Reggio Emilia
Il percorso antologico di Gian Marco Montesano alla Galleria Spazia presenta una serie di lavori che richiamano i principali temi della sua ricerca