Image
Image

Due geni e quattro gatti

Giovanni Pellinghelli del Monticello

Leggi i suoi articoli

Ferrara. A Palazzo dei Diamanti dal 19 aprile al 19 luglio va in scena il Modernismo Catalano, il movimento che tra fine Ottocento e primo Novecento trasformò Barcellona in uno dei centri della rinnovata cultura artistica europea. «La rosa di fuoco. La Barcellona di Picasso e Gaudí», curata da Tomàs Llorens e Boye Llorens e organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dalle Gallerie d’Arte moderna e contemporanea di Ferrara, presenta le arti a Barcellona tra il 1888 e il 1909, non solo nelle opere di Antoni Gaudí e Pablo Picasso, ma anche in quelle di una costellazione di architetti, pittori, scultori, musicisti, poeti e scrittori. La «Rosa di Fuoco» è il nome dato all’epoca alla città di Barcellona: era un appellativo ispirato dai circoli anarchici, a evocare tanto il fermento di vita politica, sociale e culturale della capitale catalana quanto gli attentati dinamitardi che la videro protagonista. A portare alla ribalta Barcellona era stata l’Esposizione Universale del 1888, che ne celebrava lo sviluppo economico e urbanistico e che diffuse dirompenti idee di modernità. Poeti, intellettuali, architetti, pittori si riunivano fra le Ramblas, il Barrio Gotico e il caffè-ristorante Els Quatre Gats  (qui si tennero le prime due personali di Picasso nel 1900) in un clima di crescita culturale ed economica animata da fermenti socialisti ed egualitari e da tensioni sociali che nel luglio del 1909 porteranno alla «Settimana tragica»: lo scontro fra popolazione civile e militari e la  repressione che ne sfociò segnò la fine di quella temperie culturale. Di quell’inquieta fucina di talenti si dà conto in mostra affiancando il talento dirompente del giovanissimo Picasso e del già trionfante Gaudí ai meno noti Ramon Casas, Santiago Rusiñol, Hermen Anglada-Camarasa o Isidre Nonell (che, a differenza di Picasso, dopo essere apparsi e talvolta affermati sul palcoscenico parigino fecero ritorno in patria) e spaziando fra pittura, architettura, grafica, gioielleria, ceramica, scultura.


Giovanni Pellinghelli del Monticello, 01 aprile 2015 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Concesso in comodato gratuito dalla figlia Giovanna, si affianca ai cinque ritratti «d’antenati» commissionati dai Bargellini e conservati nello stesso museo bolognese

Un nucleo significativo della raccolta che Antonio Stame e Vincenzina Lanteri avevano riunito nel secondo ’900 è ora visibile a Palazzo Bentivoglio, il luogo dove questa si era formata

Inizia all’Alte Pinakothek di Monaco, e proseguirà negli Stati Uniti, il tour del primo studio sulla carriera durata circa sessant’anni dell’artista

Nel museo bavarese sono esposti circa 180 pezzi datati dal III millennio a.C. al V secolo d.C., provenienti dalle collezioni Fischer; Scheuermann e Skoluda

Due geni e quattro gatti | Giovanni Pellinghelli del Monticello

Due geni e quattro gatti | Giovanni Pellinghelli del Monticello