Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image
Image

Distrutto e ricostruito

Antonio Aimi

Leggi i suoi articoli

A mezz’ora dalla città di Chiclayo su un piccolo rilievo chiamato Mata Indio, nel distretto di Zaña, l’équipe dell’archeologo Walter Alva, lo scopritore di Sipán, ha localizzato un piccolo tempio in adobes (30x40 m) risalente al 200-300 d.C. che fu più volte distrutto dalle piogge, ricostruito e modificato.

I lavori, iniziati lo scorso aprile, hanno portato alla luce, in primo luogo resti delle culture Lambayeque e Chimú e poi, a una profondità di circa un metro e mezzo, oggetti metallici, frammenti di terracotta Cupisnique, Gallinazo, Moche e un’offerta di dieci lama. Successivamente è stata scoperta una bassa piattaforma dipinta in bianco e giallo, che dovrebbe essere la più antica del luogo.

La costruzione si trova in un sito esteso 2.500 ettari con costruzioni in pietra, canali e sepolture, che potrebbe avere un ruolo di grande importanza per capire l’origine della cultura Moche, sia per la sua antichità, sia perché si trova in una zona «strategica» che mette in comunicazione l’area Moche Sud con quella Nord.

«Nelle prossime settimane, ha inoltre annunciato l’archeologo, inizieranno i lavori anche a “El Triunfo”, un sito più a nord, dove pure esistono resti di una prima fase Moche, perché vogliamo cercare di capire i rapporti tra Sipán e i siti Moche della zona di Zaña».

Antonio Aimi, 15 settembre 2015 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Il 27 giugno è mancato l’archeologo bresciano che ha dedicato la sua vita allo studio delle culture dell’America precolombiana

Le curatrici delle sezioni Africa, Oceania e Americhe illustrano opere, scoperte, attribuzioni e spazi della nuova Rockefeller Wing del Metropolitan Museum of Art

Chiusa nel 2021, riapre domani al museo di New York una delle collezioni di antropologia più importanti al mondo: 1.850 reperti di arte dell'Africa, dell'Oceania e delle Americhe, allestiti su 3.700 metri quadrati da Why Architecture

Chiusa dal 2021 per lavori, l’ala riservata all’arte dell’Africa, dell’Oceania e delle Americhe sarà nuovamente accessibile dal 31 maggio. La sua apertura nel 1982 fu un capitolo chiave nella storia dell’arte mondiale. «Nel corso dei millenni, le tradizioni artistiche indigene sono emerse, sono fiorite e si sono evolute anche dopo l’invasione europea», spiega la curatrice Joanne Pillsbury

Distrutto e ricostruito | Antonio Aimi

Distrutto e ricostruito | Antonio Aimi