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Achille Bonito Oliva
Leggi i suoi articoliL’arte, si sa, cova al chiuso e all’aperto. Giace supina nelle installazioni o eretta alle pareti del museo, della casa del collezionista o dello studio dell’artista. Eppure l’arte contemporanea cerca di superare il dolore della propria immobilità per raggiungere il rumore della vita e agganciare l’attenzione dello spettatore. Medium di socializzazione tra l’atto solitario dell’artista e la degustazione di gruppo.
Anche il museo adotta l’esposizione per sottrarre l’arte al sonno eterno e immetterla nella vitalità di un presente che cerca relazioni e comunicazioni allargate. È quello che ha fatto La Galleria Nazionale di Roma creando un cortocircuito in una famiglia di artisti che non sono parenti tra loro nel tempo e nello spazio ma ravvicinati in un progetto culturale che elimina ogni pedante cronologia. Contro una storia accademica dell’arte, portata a corteggiare forme ferme in un tempo immobile più adatto a un catalogo di nature morte.
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