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Redazione GDA
Leggi i suoi articoliLe linee pulite e leggere, che svettano verso il cielo e mettono in risalto gli apparati architettonici e i fregi del Palazzo delle Poste di Terni, opera di Cesare Bazzani, tornano a risplendere in occasione delle celebrazioni per l’ottantesimo anniversario della morte del progettista e grazie al restauro effettuato dalla nuova proprietà, PagineSì, che ha recuperato l’originaria freschezza e maestosità della struttura progettata da un architetto capace di interpretare l’arte pubblica del fascismo rimanendo fedele a se stesso e alle sue idee.
Cesare Bazzani ha lasciato molte tracce del suo ingegno in Umbria tra cui la facciata della Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi. A Terni realizzò il Palazzo dell’Inps e il Palazzo del Governo in corso Tacito, la scuola industriale in viale Brin, la Chiesa di Sant’Antonio, la centrale idroelettrica di Galleto e la palazzina Alterocca, oltre a numerose abitazioni private (molte opere sono andate perdute nei bombardamenti della seconda guerra mondiale).
Il Palazzo delle Poste presenta le linee monumentali e funzionali tipiche dell’architettura mussoliniana, ma riviste nel linguaggio di Bazzani che fece sue le indicazioni dell’arte fascista interpretandola a suo modo. La sua architettura monumentale fa largo uso di marmi, sculture e fregi sulle facciate dei palazzi, con grandi archi e scalinate.
«Un architetto fedele a se stesso nel confronto tra passato e modernità, ha commentato il professore del Politecnico di Bari Francesco Moschini. Bazzani ha saputo creare un proprio linguaggio e un proprio stile improntati al classicismo, ma in continuo dialogo con i tempi e i luoghi, curato fin nei minimi dettagli e nelle decorazioni, come nel caso del Palazzo delle Poste di Terni. Qui le statue cariatidi adornano la facciata principale, mentre all’interno troviamo il richiamo ai simboli massonici: lui stesso era massone».
La costruzione dell’edificio fu iniziata nel corso degli anni Venti e terminata solo nel 1936 (tre anni prima della morte di Bazzani) con la realizzazione del secondo piano e di una struttura absidale sul retro. Il 17 luglio 1923 re Vittorio Emanuele presenziò alla posa in opera della prima pietra. Nel 2009 Poste Italiane ha messo in vendita il palazzo che è stato acquisito dall’imprenditore Sauro Pellerucci, fondatore di PagineSì, per farne la sede centrale, con gli uffici per la direzione commerciale, amministrativa ed editoriale e spazi per eventi e convegni. Per volontà di Pellerucci l’edificio però non «sarà di esclusiva pertinenza della proprietà in quanto lo riconosciamo anche come bene comune della Città di Terni».
Il restauro si presenta come una riscoperta del progetto originale e della sua funzionalità. Il palazzo è stato liberato dagli interventi deturpanti derivanti dall’utilizzo come ufficio postale: stravolgimento dell’ingresso, copertura di affreschi e decorazioni, sostituzione nel tempo dei pavimenti in marmo e del mobilio progettato da Bazzani. Ora hanno ritrovato luminosità i decori e le pietre utilizzate nel progetto originale per il porticato esterno e gli affreschi interni.
Durante i lavori sono inoltre emersi degli inserti lapidei della precedente Chiesa di San Giovanni decollato che sono stati riportati in vista e valorizzati nelle ampie sale di servizio al piano seminterrato. Ha spiegato Pellerucci: «Gli interventi interni hanno riguardato la riqualificazione energetica dello stabile per rendere più efficienti i consumi, il recupero dei marmi bianco di Carrara e giallo di Siena della scala dei seminterrati, il recupero di antiche porte in legno, il restauro di affreschi e decori originali presenti nel salone al piano terra, al primo e al terzo piano dello stabile e il recupero della prima pietra datata 1923 e firmata da Vittorio Emanuele III e Cesare Bazzani. I lavori esterni hanno invece visto la risistemazione della facciata con ripristino di elementi del sottocornicione, la riqualificazione dell’ingresso di piazza San Giovanni decollato, il rifacimento di coperture a padiglione e il rinforzo degli elementi strutturali».
L’intervento è costato 7 milioni di euro con 60 operai impegnati nel cantiere per un totale di 270mila ore di lavoro. Nel libro L’architetto della capitale dell’acciaio. Cesare Bazzani a Terni 1899-1939, l’autoreMichele Giorgini racconta che quando arrivò nel capoluogo umbro Bazzani era un giovane architetto già conosciuto in Italia per aver vinto concorsi importanti.
Vi realizzò diverse opere perseguendo un suo ideale di città classica, come per la Centrale di Galleto dove coniuga masse poderose con una dinamicità che ricorda la Centrale Montemartini di Roma. Un linguaggio che gli verrà contestato duramente dagli avversari insieme con il suo legame con il fascismo, il che spiega il lungo oblio del suo operato. L’anniversario e questo restauro hanno riaperto il dibattito tanto che una serie di mostre e di pubblicazioni stanno pian piano riportandolo alla luce.
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