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Carlo Avvisati
Leggi i suoi articoliLa scoperta è stata effettuata da una missione archeologica dell’Università Federico II di Napoli, coordinata da Bianca Ferrara del Dipartimento di Studi umanistici. L’edificio ha avuto diverse fasi e sarebbe sopravvissuto, con una destinazione d’uso diversa dalla religiosa che ebbe in origine, sino almeno al II secolo a.C., quando venne acquisito da un privato e da questi trasformato in una villa rustica in cui si svolgevano attività produttive.
L’indagine, condotta su concessione della Soprintendenza Archeologia della Campania, in partenariato con il Parco Archeologico di Paestum, ha anche consentito di mostrare come in età arcaica questa fosse una zona dove i fedeli arrivavano per prepararsi alle cerimonie sacre che si svolgevano nel tempio di Hera Argiva situato a poco più di mezzo chilometro di distanza.
«I risultati raggiunti con lo scavo, sottolinea Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco archeologico pestano, sono significativi e consentono di comprendere come l’area fosse occupata da un grosso complesso santuariale che non si limitava al solo tempio tardo arcaico di Hera scavato negli anni Trenta del secolo scorso». Il rinvenimento dell’edificio, tuttavia, è solo il punto di partenza per una corposa campagna di scavi mirata a capire come si viveva nella colonia greca di Poseidonia (solo con l’arrivo dei Lucani, intorno al 420 a.C. la città assunse il nome di Paestum) quando nel V secolo a.C. vennero edificati i templi.
«Tra qualche settimana e per la prima volta, conferma Zuchtriegel, il Museo di Paestum scava come Mibact. Con questa indagine puntiamo ad acquisire conoscenze sui contesti domestici del periodo greco della città. Abbiamo individuato un’area prossima al tempio di Nettuno dove contiamo di trovare elementi interessanti per capirne di più sulla grecità di Paestum».
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