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Arco sulle ali della Colombia

Laurie Rojas

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Arco, una delle più vaste fiere d’arte contemporanea, festeggia dal 25 febbraio al primo marzo il 34mo compleanno con oltre 200 gallerie da 30 Paesi. La fiera ha resistito alla crisi economica spagnola grazie ai suoi forti legami con l’America Latina. «Era inevitabile rivolgere l’attenzione al Sudamerica, spiega Carlos Urroz, direttore di Arco dal 2011. La fiera e la Spagna hanno sempre avuto rapporti profondi con il continente latinoamericano, un legame che si è rinnovato in seguito alla crisi economica, quando il mondo degli affari e l’arte sudamericana hanno preso nuovo slancio».

L’America Latina ha un impatto ancora maggiore sull’edizione di quest’anno, che dedica una sezione alla Colombia (nel 2004 era riservata al Messico e nel 2008 al Brasile), dove 10 gallerie propongono 20 artisti emergenti; le ha selezionate Juan Gaitán, curatore colombiano-canadese della Biennale di Berlino 2014 e nuovo direttore del Museo Tamayo di Città del Messico. La galleria di Bogotà Casas Riegner porta opere di Ícaro Zorbar e Liliana Sánchez, mentre Instituto de Visión, sempre proveniente dalla capitale, presenta Carlos Motta e Carolina Caycedo. «Molti di questi artisti non hanno mai esposto in Europa», spiega Urroz, ma a differenza della precedente generazione colombiana, di cui fa parte ad esempio Doris Salcedo, la loro opera fa poco riferimento ai conflitti sociali e alla violenza. «I loro soggetti sono più astratti e individuali», osserva il direttore, che aggiunge: «Arco dà la possibilità alle gallerie di presentare artisti meno noti in un modo più profondo».

Non mancano comunque i grandi nomi: Alex Katz, ad esempio, alla galleria madrilena Javier López e una personale di Oscar Murillo, nato in Colombia ma residente a Londra, da Carlos/Ishikawa. E i mercanti sembrano reagire positivamente: un terzo degli stand in fiera espongono opere di uno o due artisti soltanto. Helga de Alvear di Madrid, una presenza costante ad Arco, ha intenzione di presentare fotografie di grandi dimensioni di Candida Höfer e nuove opere di Katharina Grosse. Non è una caso che la gallerista abbia scelto due artisti tedeschi. La Germania è infatti uno dei Paesi meglio rappresentati ad Arco, con 25 stand. La berlinese Wien Lukatsch propone Jimmie Durham con la messicana Mariana Castillo Deball, mentre Barbara Thumm si dedica a due artisti peruviani, Fernando Bryce e Teresa Burga. Esther Schipper porta invece opere di Daniel Steegmann Mangrané, spagnolo che vive e lavora in Brasile.

Solo 6 invece le gallerie italiane: le milanesi Cardi, Prometeogallery e Raffaella Cortese, Astuni da Bologna, Continua da San Gimignano e Studio Trisorio da Napoli. Il programma di conferenze di Arco è come di consueto nutrito e di grande interesse per gli addetti ai lavori e per il  pubblico. Nel 2014 gli organizzatori hanno stanziato il 20% del budget da 4,5 milioni di euro per avere direttori di museo, curatori e critici internazionali. In agenda quest’anno la quarta conferenza annuale dei musei europei e ibero-americani, organizzata con il Museo Reina Sofía di Madrid, che ha sempre sostenuto Arco anche attraverso importanti acquisti in fiera.

Laurie Rojas, 18 febbraio 2015 | © Riproduzione riservata

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