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Walter Guadagnini
Leggi i suoi articoliUn libro di John Berger va sempre accolto con piacere, a prescindere: non fa eccezione l’antologia curata e introdotta da Geoff Dyer, Capire una fotografia, pubblicato da Contrasto (263 pp, € 19,90). I 24 saggi di cui è composto il volume, scritti fra il 1968 e il 2007, di diversa lunghezza e sugli argomenti e sulle figure più disparate, servono proprio per capire, oltre alle fotografie di cui l’autore discute, il metodo di Berger, la sua attenzione al testo fotografico mai disgiunta da quella al contesto nel quale esso nasce e vive.
Si alternano lungo le pagine figure come quelle dei tre contadini di una celebre foto di August Sander, il cadavere di Che Guevara, la cieca di Paul Strand, gli alberi di Jitka Hanzlová e i tracker di Ahlam Shibli. Epoche diverse, fotografie e autori diversi (bellissimo è il ritratto di W.E. Smith), ma unica è la volontà di Berger di rifiutare la pura lettura formale, la volontà di cercare sempre un senso al vedere e allo scrivere, intesi entrambi come parte di un’esperienza individuale che può e deve trasformarsi in sociale. A dimostrazione che anche i testi d’occasione possono essere occasioni di riflessione.
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