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Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliIl Museo Bodoni, riallestito e ricollocato al piano terra del Complesso monumentale della Pilotta (Sala Paciaudi, nuova entrata autonoma della Biblioteca Palatina, dove ora ha sede definitiva), viene riaperto dal 30 novembre, a poco meno di sessant’anni dalla sua storica riapertura datata 1963, quando tornò visibile al pubblico nel 150mo anniversario della morte di Giambattista Bodoni (1740-1813), il grande tipografo ed editore piemontese molto attivo nel Ducato di Parma.
Spiega Simone Verde, direttore del Complesso monumentale della Pilotta: «Questo è uno dei più antichi musei della stampa al mondo e qui i lavori sono durati due anni (760mila euro, fondi MiC, Ndr): si tratta di uno dei più importanti tra gli interventi sul palazzo che stiamo portando avanti dal 2017. Dopo quelli alla Galleria Nazionale, al Teatro Farnese e appunto alla Palatina proseguiremo con l’inaugurazione in febbraio dell’Ala nord della Galleria nazionale, mentre nell’estate verrà finalmente completato il nuovo Museo archeologico nazionale. Infine toccherà al centrale cortile di San Pietro e, nel 2024, ai sotterranei dello stesso Archeologico».
La visita presso il Museo bodoniano, dotato di un patrimonio di oltre 70mila pezzi afferenti la storica officina attiva proprio alla Pilotta dal 1768, permette di conoscere i segreti della stamperia ducale voluta da Léon Guillaume Du Tillot, ministro del duca Ferdinando di Borbone. Nella sala d’ingresso il visitatore trova una fedele ricostruzione del torchio utilizzato dal tipografo di Saluzzo nella sua bottega seguita, poco oltre, da una vetrina contenente 34 disegni dedicati alla Camera di San Paolo (o Camera della Badessa), dipinta da Correggio nel 1518-19, e realizzati su commissione dello stesso Bodoni dall’artista portoghese Francisco Vieira de Matos (1765-1805).
Questi spazi introducono a quattro sezioni dedicate a «La Fabbrica del Libro», con vetrine e armadi originali Luigi XV, all’interno dei quali Bodoni custodiva le cassette dei punzoni e tutto l’occorrente per la composizione per stampa tipografica, calcografica e xilografica. Spazi dedicati ai «font», alle matrici di stampa (alcune per caratteri latini, greci, cirillici), ai punzoni (con pezzi per fregi decorativi, oltre a lime, pialle e calibri) insieme ad altri rari oggetti come i caratteri cinesi utilizzati per l’Oratio Dominica stampata da Bodoni nel 1806.
«I capolavori di Bodoni» si ritrovano nell’ultima parte del museo dove, in un’armadiatura-libreria realizzata su misura, sono esposti alcuni originali come le Odi di Anacreonte stampate su pergamena di Baviera, le Stanze di Poliziano, su seta, collocate intorno a un mega tavolo-touchscreen da cui si accede agli originali digitalizzati.

Vetrina della sezione espositiva «La fabbrica del libro, I punzoni»

Fedele ricostruzione del XX secolo del torchio bodoniano
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