Marco Giglio
Leggi i suoi articoliÈ scomparso l’11 agosto a San Benedetto del Tronto (Ap), all’età di 65 anni, dopo una lunga malattia, l’archeologo Fabrizio Pesando, studioso dell’archeologia romana e vesuviana, professore ordinario di Archeologia e Storia dell’Arte Romana all’Università di Napoli «L’Orientale». Era direttore del Parco archeologico di Cupra Marittima. Era nato a Ivrea (To) nel 1958. Abbiamo chiesto un ricordo a Marco Giglio, ricercatore presso il Dipartimento Asia, Africa e Mediterraneo dell’Università di Napoli «L’Orientale». Era uno stretto collaboratore di Fabrizio Pesando.
Il professor Pesando era un archeologo molto noto per i suoi studi sulle città vesuviane, e in particolar modo Pompei. La sua formazione, all’Università degli Studi di Perugia, si era incentrata sull’analisi dell’edilizia domestica di Pompei, occupandosi non solo delle evidenze cristallizzate dall’evento traumatico del 79 d.C., ma soprattutto analizzando lo sviluppo storico di una città di lunga durata. L’esperienza pompeiana è andata di pari passo con quella acquisita durante le campagne di scavo di Fregellae (nel comune di Ceprano, in provincia di Frosinone), sito che è stato di grande coinvolgimento per decine di futuri archeologi, sotto la guida di Filippo Coarelli. Prima di entrare nei ruoli dell’Università, Fabrizio Pesando è stato a lungo un collaboratore esterno della Soprintendenza di Roma, come archeologo schedatore; in quegli anni è comunque riuscito a coniugare la professione con la ricerca.
Dopo esser stato docente a contratto in diversi atenei italiani, tra cui si ricorda l’Università di Siena, è giunto a Napoli, dapprima sempre a contratto e poi, dal 2001, come professore associato. Nell’ateneo napoletano ha insegnato sia Archeologia della Magna Grecia sia Antichità Pompeiane ed Ercolanesi, in un momento in cui tale insegnamento non era erogato in altri atenei.
Da docente, oltre a seguire un nutrito gruppo di studenti, ha avviato un nuovo progetto di ricerca a Pompei (Progetto Regio VI), in sinergia con altri Atenei italiani (Perugia, Siena, Venezia e Trieste). Il progetto prevedeva sia lo studio di interi isolati abitativi della Regio VI (a cui si è aggiunta in seguito l’Insula IX 7), oggetto di numerose tesi di laurea, sia indagini sul campo, realizzate come scavo scuola, secondo quel modello sviluppato anni prima a Fregellae. Le ricerche pompeiane, che hanno portato all’edizione di più di un centinaio di articoli e numerose monografie, a firma di Pesando e dei suoi allievi, sono state innovative per il metodo d’indagine, in cui si coniugavano dati stratigrafici con le evidenze murarie, conservate e riutilizzate in più fasi di vita degli edifici. L’analisi delle stratigrafie verticali permetteva di individuare quegli indicatori fondamentali per comprendere l’esistenza di evidenze più antiche rispetto alla fase finale di vita.
Fabrizio Pesando, oltre a far parte ed aver diretto alcune riviste scientifiche, ha fondato nel 2009 la rivista «Vesuviana. An International Journal on Pompeii and Herculaneum», rivista che ha accolto i risultati delle ricerche condotte negli anni sul campo, dando uno spazio editoriale anche ai più giovani studiosi. Negli anni finali dell’impegno pompeiano, ha sviluppato nuovi progetti di ricerca, prima in Abruzzo e poi nelle Marche. Il primo impegno, nel 2007-08, fu ad Alba Fucens, centro in cui le ricerche si concentrarono in una taberna lungo Via del Miliario, indagandone tutte le fasi, dalle più antiche a quelle di occupazione tarda.
Le attività ad Alba Fucens furono interrotte per l’avvio di un nuovo progetto, sorto a seguito dell’evento sismico dell’aprile del 2009 che devastò L’Aquila e le città vicine. In uno dei comuni del cosiddetto cratere, Fossa, fu avviato un progetto di ricerca archeologico, funzionale a delimitare l’area occupata dall’antico insediamento di Aveia per scongiurarne la distruzione nelle fasi di ricostruzione post-sismica. L’intervento, avviato con una campagna di scavo nel luglio del 2009, a pochissimi mesi dal sisma, fu eseguito in piena sinergia con la comunità locale, interessata a preservare la propria memoria storica, avendo già subito la devastazione del paese moderno, solo in parte sovrapposto all’antico centro abitato. Il progetto di Aveia ha permesso di indagare sia le fortificazioni in più punti della città, delimitando così il perimetro urbano, sia un edificio monumentale, il teatro. Negli stessi anni furono condotte ricerche di superficie nel territorio circostante, che portarono a individuare due edifici templari, una villa di epoca romana e alcune cinte fortificate.
Dal 2016 ha concentrato le sue ricerche sul litorale adriatico, occupandosi del territorio di Cupra Marittima (Bagno della Regina a Grottammare, villa del paese alto di San Benedetto del Tronto, foro e edifici monumentali di Cupra Marittima). Proprio le attività sul campo nel centro di Cupra hanno visto Fabrizio Pesando impegnato fino agli ultimi giorni, avendo portato a termine la seconda campagna di scavo presso il tempio del Foro a fine luglio. A Cupra Fabrizio Pesando era molto legato, legame ricambiato dall’amministrazione comunale che lo aveva nominato Direttore del tavolo tecnico del Parco Archeologico-Naturalistico di Cupra Marittima, di cui ha curato l’allestimento e le attività di valorizzazione. E sempre con lo spirito di valorizzare il piccolo parco archeologico, nel 2022 ha creato la serie Approfondimenti del parco archeologico-naturalistico di Cupra Marittima, serie a carattere scientifico-divulgativo, che ha fino ad ora visto la pubblicazione, a cura dell’Orientale, di cinque volumi tematici, distribuiti gratuitamente.
Fabrizio Pesando negli ultimi anni insegnava Archeologia e storia dell’arte romana per i corsi di laurea triennale e magistrale dell’Orientale, risultando un docente molto amato dagli studenti. Proprio l’attenzione alle esigenze degli studenti, predisponendo una formazione basata sulle esigenze individuali, entrando empaticamente in relazione con ogni singolo allievo, sono le caratteristiche che l’hanno reso un docente «da seguire». Docente che amava intrattenersi con i suoi allievi, durante le pause pranzo delle campagne di scavo, per raccontare aneddoti sulle esperienze passate, discutere di metodi archeologici e interessarsi alle esigenze e ai problemi di chi gli stava attorno.