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Una veduta aerea della scorsa edizione di Miart

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Una veduta aerea della scorsa edizione di Miart

A Miart per tre giorni 186 gallerie di 19 Paesi

Si è tenuta la conferenza stampa di presentazione della fiera milanese

Giulia Gelmini

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È con «abbi cara ogni cosa», verso del poeta Gareth Evans, che Miart si presenta alla città di Milano in occasione della conferenza stampa tenutasi a Palazzo Marino il 22 gennaio 2018. Un invito a fare proprio il gesto dell’arte che, con attenzione, custodisce e trasforma la realtà. Anche in questa edizione il direttore Alessandro Rabottini riconferma la vocazione della fiera nel consolidare i suoi punti forti e l’ampia offerta, in termini artistici, garantita dalle gallerie selezionate.

Il punto di vista di Miart non si basa infatti unicamente sulle proposte più strettamente legate al mercato dell’arte contemporanea, ma si estende fino a comprendere i maestri del dopoguerra e capolavori d’arte moderna. Con uno sguardo proiettato sulle nuove tendenze e in linea con la vocazione della sua città natale, Miart conferma nuovamente la sezione dedicata al design, che apre una piccola parentesi in vista del Fuorisalone, il cui inizio è immediatamente successivo alla fiera.

186 gallerie provenienti da 19 Paesi si riuniscono nel polo di Fiera Milano dal 5 al 7 aprile, con un’anteprima Vip il 4. Alcuni numeri importanti sono quelli delle new entries (quest’anno 45) e quello delle gallerie estere, 72. Tra i nomi prestigiosi che debuttano sul palcoscenico milanese ci sono le gallerie Cabinet, Corvi-Mora, Marian Goodman, Hauser & Wirth, Herald St, Galerie Thaddeus Ropac e Tucci Russo.

L’obiettivo della direzione di consolidare ciò che caratterizza Miart si riflette nella sua divisione in sezioni, pienamente riuscite e per questo motivo riproposte: Established Contemporary e Established Masters sono le sezioni curate da Alberto Salvadori; Generations, curata da Anthony Reynolds e Chris Sharp, è la sezione in cui 8 artisti di diverse generazioni, ciascuno presentato da due gallerie, dialogano; Decades, composta da 9 gallerie che raccontano il XX secolo focalizzandosi su un decennio; Emergent, di cui fanno parte gallerie di ricerca impegnate nella promozione di generazioni più giovani, sono scelte da Attilia Fattori Franchini; On Demand, sezione a cura di Oda Adalbera, dedicata a opere pensate per relazionarsi con il pubblico e il contesto e infine Object, di cui fanno parte 12 gallerie attive nel campo del design selezionate da Hugo Macdonald.

5 premi e un fondo di acquisizioni di Fondazione Fiera Milano sono assegnati da 18 tra direttori di musei internazionali e curatori e vedono coinvolti alcuni dei partner di Miart: Herno, Fidenza Village, Snaporazverein, LCA Studio Legale, Rotary Club Milano Brera.

Ad accompagnare la ricca proposta artistica delle gallerie c’è anche un nuovo ciclo di «miartalks», realizzati in collaborazione con In Between Art Film, casa di produzione cinematografica fondata nel 2012 da Beatrice Bulgari: tre giornate in cui ospiti d’eccellenza sono chiamati a riflettere su tre principali tematiche. La prima giornata è dedicata al collezionismo, alla produzione e alla commissione di opere d’arte, la seconda è incentrata sull’arte italiana e il patrimonio collettivo che rappresenta e la terza chiude il ciclo di incontri con un focus sul design.

La proposta artistica del capoluogo lombardo è ormai una consolidata tradizione. Essa prosegue (in questi concitati giorni, ma nel caso di Milano anche durante tutto l’anno) al di fuori dell’ambito fieristico. Con la Art Week, a partire dal primo aprile, Milano offre un ventaglio di iniziative culturali, mostre, appuntamenti dedicati all’arte contemporanea di alto livello, simbolo del continuo fermento di una «città che sale».

Una veduta aerea della scorsa edizione di Miart

Giulia Gelmini, 22 gennaio 2019 | © Riproduzione riservata

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