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Federico Castelli Gattinara
Leggi i suoi articoliVulci (Vt). Nuova fioritura per il sito archeologico, con scavi, nuovi percorsi, la riapertura il 29 giugno del Museo della Badia completamente rinnovato e, dal 2 luglio al 28 agosto, la collettiva «Pietra Liquida» alla Domus del Criptoportico. Sì perché il fascino di questo luogo è che spazia tra i reperti dell’antica Grecia, dell’Egitto e del Vicino Oriente ritrovati nei corredi funerari, le strutture etrusche e poi quelle romane della città, ora anche l’arte contemporanea attraverso il dialogo di otto artisti ceramisti con questa terra antica e con l’elemento-tema dell’acqua.
La mostra, a cura di Francesco Paolo del Re e con il coordinamento scientifico di Gianna Besson, presenta lavori tutti site specific di Nino Caruso, Giorgio Crisafi, Yvonne Ekman, Massimo Luccioli, Riccardo Monachesi, Attilio Quintili, Jasmine Pignatelli e Mara van Wees. La ceramica, che è uno dei primi segni delle civiltà umane, utilizza materiali e sperimenta tecniche poi trasmesse per millenni e che ancora informano gli artisti e gli artigiani di oggi. «La creta è come la carne mia, è un processo di identificazione assoluta», scriveva Leoncillo nel 1957 nel suo Piccolo diario. Leoncillo è considerato il maestro della ceramica contemporanea in Italia, e non a caso la bella mostra sul tema tenutasi l’anno scorso alla Galleria nazionale d’arte moderna si apriva con dieci suoi lavori, nel trascuratissimo centenario della sua nascita. Rassegna quella con 65 artisti e 200 opere, voluta e curata dallo stesso Nino Caruso che ritroviamo qui a Vulci, insieme a molti altri artisti presenti qui come una anno fa in Gnam. È ancora Leoncillo ad illuminarci su questa magnifica «organicità che nasce dai gesti che con essa e su di essa compio, materia che tratto con le mie mani, che può essere morbida, dura, aspra, sensibile. Perché appunto la ceramica può dare più di ogni altra materia quelle condizioni visibili, quasi tattili, con cui si esprime uno stato d’animo». Ed è l’acqua che permette al ceramista, «homo faber» per eccellenza, di plasmare la terra, di darle una forma plastica. Ma l’acqua è allo stesso tempo fonte d’ispirazione in quanto primaria forza generatrice di vita: a questo si legano le opere in mostra, dai moduli ceramici di un «grande vecchio» come Nino Caruso alle esplosioni informali di Attilio Quintili e ai lavori più segnici e concettuali di Jasmine Pignatelli, gli artisti più giovani (ma non tanto) di questo gruppo.
In occasione dell’inaugurazione, sabato 2 luglio alle ore 20, tra gli scavi del parco si terrà il concerto dell’orchestra Roma Sinfonietta diretta da Fabio Maestri, con musiche di Vivaldi e «Water music» di Haendel.
L’evento è realizzato in collaborazione con Fai-Delegazione di Viterbo, Fondazione Vulci e Comune di Montalto di Castro.

Il parco archeologico di Vulci

Ceramisti contemporanei espongono nel parco archeologico di Vulci

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