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«Ndoto» (2022) di Bouvy Enkobo

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«Ndoto» (2022) di Bouvy Enkobo

Volti e storie della comunità nera al Museo Ettore Fico di Torino

Opere inedite di artisti di origine africana e della Guadalupa raccontano la figura umana tra stereotipi e realtà

Monica Trigona

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La retorica prevalente sul continente africano, che da sempre richiama alla mente nazioni dalle politiche instabili, flagellate da guerra, povertà e malattie, negli ultimi anni è stata affiancata da una visione più oggettiva e diversificata grazie anche all’emergere sulla scena artistica internazionale di un’espressività fresca e originale proveniente dal Paese «più giovane del mondo». Consapevoli degli sviluppi estetici occidentali, i creativi africani, che non vivono necessariamente nella loro terra natia, affrontano spesso vari temi sociali e riportano al pubblico realtà a noi lontane attraverso il loro filtro interpretativo.

«Afrika Now» è il titolo della rassegna curata da Andrea Busto che, dall’8 marzo al 30 giugno, è allestita al Mef-Museo Ettore Fico e che si compone di cinque mostre di autori di origine africana e della Guadalupa già attivi in Europa grazie alle loro gallerie di riferimento. Bouvy Enkobo (Kinshasa, Repubblica Democratica del Congo, 1981), Victor Fotso Nyie (Douala, Camerun, 1990), Elladj Lincy Deloumeaux (Isola di Guadalupa, Antille francesi, 1995), Salifou Lindou (Foumban, Camerun, 1965) e James Mishio (1997, vive e lavora ad Accra, in Ghana) presentano dipinti e sculture di grande formato, di matrice figurativa, per la prima volta visibili in un museo italiano. L’attenzione riservata all’uomo è ricorrente in ciascuna delle ricerche esposte che talora si avvalgono della raffigurazione pittorica del loro stesso creatore, testimone privilegiato del suo tempo.

I quadri di Enkobo traslano stralci di vita contemporanea sulla tela attraverso la giustapposizione di affiche prelevate direttamente dalla strada. I paradossi della società moderna sono qua incarnati dalle caratteristiche presenze maschili e dagli autoritratti legati alla storia dell’artista.

Fotso Nyie deve la sua attenzione nei confronti della figurazione sia all’arte rinascimentale italiana sia al contesto in cui è nato, «una società in cui il gusto per la ritrattistica si è sviluppato nel tempo, sia nelle zone urbane sia in quelle rurali», per dirla con le sue parole. Sensibile alle sollecitazioni che provengono dall’esterno, ha fatto della diversità un tema pregnante delle sue sculture. L’origine comune a tutti gli esseri viventi e i caratteri della globalizzazione si fondono in affascinanti opere in ceramica e oro.

Elladj Lincy Deloumeaux, con uno stile piuttosto realistico, ammanta le sue composizioni di una particolare spiritualità che si nutre di usi, costumi e mitologie afrocaraibiche e di quotidianità «occidentale» (all’età di otto anni ha lasciato l’isola di Guadalupa per la Francia). La sua volontà di connettersi con una matrice ancestrale si esplicita nelle esplorazioni che sta conducendo sulle sfaccettature del colore nero, componente essenziale dei suoi primi ritratti, con l’obiettivo di creare un dialogo tra le influenze culturali a cui è soggetto.

Salifou Lindou, che del gruppo è il decano, ha alle spalle una produzione eterogenea che spazia dalle installazioni alle sculture, dai collage su tela ai recenti pastelli su carta. Le sue creazioni, fatte di linee, segni e forme semplificate al massimo, sono complesse e ricche di spunti. L’essere umano, con la sua forza e le sue fragilità, è richiamato attraverso la rappresentazione di aspetti contrapposti che ne condizionano il quotidiano. «Esploro la bellezza ma anche la violenza e gli aspetti negativi dell’umanità, come dimostra il mio impegno artistico in risposta a momenti di crisi sociale (...)», dichiara.

Infine, il più giovane in mostra è il ghanese Mishio, di ventisette anni. La sua «pennellata emotiva», tremolante e materica, delinea i tratti e l’intensa espressività di uomini di colore che sfidano gli stereotipi e le opinioni di una società colma di pregiudizi nei confronti del «diverso». Portatori di valori estetici e culturali, gli artisti invitati negli spazi del Mef, che proprio quest’anno festeggia i suoi primi dieci anni di attività, manifestano, per dirla con Busto, una dolente verità: «la problematica etnica non è ancora risolta, così come quella della coesistenza religiosa e della convivenza dei popoli».

«Ndoto» (2022) di Bouvy Enkobo

«Reflection In Perspective» (2003) di James Mishio

Monica Trigona, 06 marzo 2024 | © Riproduzione riservata

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