Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Redazione GDA
Leggi i suoi articoliGli auspici che circolano già da qualche tempo, ancor prima della scomparsa, lo scorso 24 settembre, dell’artista Carol Rama (cfr. lo scorso n. p. 9), potrebbero avverarsi. La casa studio a Torino della grande «eroica, esotica, eretica» (così la definì, con una felice intuizione, Lea Vergine nel 1985), un sottotetto di via Napione a due passi dalla casa museo dell’amico Carlo Mollino, potrebbe diventare anch’esso un bene fruibile dal pubblico.
Luisa Papotti, la soprintendente alle Belle Arti e al Paesaggio del Piemonte, ne ha chiesto ufficialmente il vincolo in quanto «studio d’artista», appellandosi all’articolo 51 del Codice dei Beni culturali («È vietato modificare la destinazione d’uso degli studi d’artista nonché rimuoverne il contenuto, costituito da opere, documenti, cimeli e simili, qualora esso, considerato nel suo insieme ed in relazione al contesto in cui è inserito, sia dichiarato di interesse particolarmente importante per il suo valore storico. [...] È altresì vietato modificare la destinazione d’uso degli studi d’artista rispondenti alla tradizionale tipologia a lucernario e adibiti a tale funzione da almeno vent’anni»).
I pochi fortunati che hanno avuto modo di visitare la pittrice nei suoi quasi settant’anni di vita in quella casa sanno di cosa si tratta: un luogo magico «carico di cose meravigliosamente eterogenee», sono parole dell’amico di una vita Edoardo Sanguineti, «e insieme così funzionali e giustificate»; singolarissima Wunderkammer, in cui si mescolano gli strumenti di lavoro, opere d’arte sue e degli amici (tra cui alcuni ready made di Man Ray e il molliniano «Drago da passeggio») e gli oggetti e i ricordi di un’intera esistenza, in un amalgama indistricabile e felicissimo («unico corpo-casa, grande intessuto abito-appartamento», secondo Marco Vallora). «L’opera di una vita», come ricordano Cristina Mundici e Bepi Ghiotti, autori di un volume uscito lo scorso anno («Carol Rama. Il magazzino dell’anima», Skira, Milano 2014; cfr. n. 347, nov. ’14, p. 28) che ne documenta l’unicità, a partire dal contenitore, plasmato dall’artista negli anni sino a perdere l’aspetto originario di decoro, di abitazione della Torino borghese anni ’30, per assumere le sembianze di una Gesamtkunstwerk (opera d’arte totale).
A questo primo passo compiuto dalla Soprintendenza dovranno seguirne altri, quali l’acquisizione dell’immobile (oppure decidere chi pagherà l’affitto), un accordo con gli eredi e
la collaborazione col Comune, tutti fondamentali per far rientrare davvero la casa studio dell’artista nel circuito museale della città.
Altri articoli dell'autore
L’Associazione archeologi del Pubblico Impiego (Api-MiBact) ha inviato una nota al Ministero della Cultura e a quello della Funzione Pubblica, nonché ai membri delle Commissioni cultura di Camera e Senato, per esprimere il proprio dissenso per il bando per 75 posti nell’area dell’elevate professionalità (Ep), le cui domande di partecipazione vanno presentate entro il 26 giugno
Il premio Nobel e il direttore del Museo Egizio si sono incontrati per parlare di musei e romanzi: «Sono simili: sono i “luoghi” in cui avviene l’interpretazione del significato della nostra vita, nei quali riflettere su sé stessi»
Anche quest’anno Tag Art Night, la Notte delle Arti Contemporanee, propone un palinsesto di mostre diffuse sul territorio cittadino
Rimodulate le competenze e modificato la struttura organizzativa: dal Segretariato generale al modello dipartimentale