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Gianni Berengo Gardin, Le grandi navi da crociera invadono la città, 2013. © Gianni Berengo Gardin-Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia

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Gianni Berengo Gardin, Le grandi navi da crociera invadono la città, 2013. © Gianni Berengo Gardin-Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia

Venezia, le grandi navi di Berengo Gardin trovano casa al Fai

Inaugurata nel Negozio Olivetti di piazza San Marco la mostra che il sindaco non aveva voluto a Palazzo Ducale

Lidia Panzeri

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Venezia. «Non saremo diplomatici», esordisce Marco Magnifico, vicedirettore del Fai-Fondo Ambiente Italiano. E diplomatici non sono stati. Affollatissima, oggi, la conferenza stampa di presentazione della mostra «Venezia e le Grandi Navi» di Gianni Berengo Gardin, ospitata dal 23 ottobre e fino al 6 gennaio nel Negozio Olivetti di piazza San Marco, dopo che il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, aveva rifiutato di esporla nella sede istituzionale e inizialmente prevista di Palazzo Ducale.

A sottolineare l’importanza mediatica dell’evento, il Fai ha calato i suoi assi più importanti. A cominciare dalla presidente onoraria Giulia Maria Crespi che, dopo aver rievocato le sue escursioni da bambina all’animatissimo mercato dei pesci di Rialto e ricordato le battaglie per Venezia, condotte insieme a Indro Montanelli alla fine degli anni Sessanta, si è detta preoccupata per gli ipotizzati scavi di canali che compromettono l’ecosistema lagunare. «Invito il nuovo doge di Venezia [Brugnaro] e il presidente dell’Autorità Portuale, Paolo Costa, ha detto la Crespi, a mettersi una mano sulla coscienza e, magari, a rispolverare un po’ di mitologia, ricordando la parabola di Re Mida che trasformava tutto in oro e finì a morire di fame».

L’attuale presidente del Fai Andrea Carandini, ha sottolineato le criticità di Venezia, che vede i suoi abitanti ridotti al minimo storico, 54mila; e, per contro, la lievitazione dei turisti a 30 milioni l’anno, con il prevalere di una monocultura turistica. «Lo Stato, ha ammonito, deve farsi carico di governare il turismo di massa a Venezia come a Roma e Firenze, ma per trovare la soluzione occorre impostare una ricerca sugli aspetti sociali economici e ambientali di Venezia e della sua laguna». Da qui la sua proposta: attivare nella sede di piazza San Marco un sito che gestisca le proposte e i suggerimenti di veneziani e no.

Infine la sottosegretaria al Ministero dei Beni e delle Attività culturali e il Turismo Ilaria Borletti Buitoni: «Qualcuno, ha dichiarato, mi ha suggerito che la mia presenza in questa circostanza era inopportuna, ma a parte il fatto che non credo che un buon politico debba tradire le sue convinzioni, non cesserò mai di combattere per la tutela del nostro patrimonio. Un buon politico è quello che sa ascoltare: il disagio dei suoi cittadini, i comitati come Italia Nostra e altre associazioni [il comitato No Navi sventolava le sue bandiere fuori della sala della conferenza stampa]. Magari rischiando il mugugno di qualche categoria economica. Perché non si dica, come già sostiene la stampa internazionale che Venezia è un modello fallito per quanto riguarda il controllo del turismo».

Poi la mostra, curata da Alessandra Mauro e allestita da Alessandro Scandurra, un’iniziativa Fai in collaborazione con Fondazione Forma per la Fotografia e Contrasto. 27 fotografie in bianco e nero, perfettamente consonanti con il rigore dello spazio Olivetti sede del Fai.

Quanto al protagonista Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure, 1930) già definito dal sindaco «sfigato», «intellettuale da strapazzo», replica: «Quello che lo dovevo dire l’ho detto con le fotografie (analogiche come un tempo, in bianco e nero come un tempo, non truccate come un tempo) per denunciare l’inquinamento visivo delle grandi navi».

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Mostri nel capoluogo lombardo

Gianni Berengo Gardin, Le grandi navi da crociera invadono la città, 2013. © Gianni Berengo Gardin-Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia

Gianni Berengo Gardin, Le grandi navi da crociera invadono la città, 2013. © Gianni Berengo Gardin-Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia

Lidia Panzeri, 22 ottobre 2015 | © Riproduzione riservata

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