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«Liminal» (2024-in corso), di Pierre Huyghe (particolare). Cortesia dell’artista; Anna Lena Films, Parigi. © Pierre Huyghe, by Siae 2023

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«Liminal» (2024-in corso), di Pierre Huyghe (particolare). Cortesia dell’artista; Anna Lena Films, Parigi. © Pierre Huyghe, by Siae 2023

Una mostra liminale di Pierre Huyghe a Venezia

A Punta Della Dogana le opere dell’artista parigino che «crea simulazioni mobili e pone domande enigmatiche che non trovano risposta, passaggi tra la nostra realtà e condizioni inumane»

Camilla Bertoni

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«Liminal» è la mostra di Pierre Huyghe, la maggiore finora dedicata all’artista, nato nel 1962 a Parigi, ma di stanza in Cile, che si apre dal 17 marzo al 24 novembre a Punta della Dogana a Venezia in partnership con il Leeum Museum of Art di Seul che ospiterà una mostra di Huyghe a febbraio 2025. Le opere provengono in parte dalla Collezione Pinault, realizzate negli ultimi dieci anni, in parte sono nuove produzioni inedite. Alla curatrice Anne Stenne chiediamo, a partire al titolo, attorno a quale pensiero si sviluppa il complesso progetto espositivo.

«Liminal, risponde Stenne, è un rempo e uno spazio transitorio, un luogo di passaggio tra realtà sensibile e finzione speculativa, tra una condizione umana e una inumana. Questo passaggio liminale apre all’enigma, crea delle zone di incertezze, di non-conoscenza per generare una situazione «altra» rispetto a ciò ce potrebbe essere. Per Pierre Huyghe, l’esposizione è un rituale imprevedibile in cui emergono altre possibilità, soggettività specifiche».

Da dove prende origine questo progetto e come si definisce?
La mostra a Punta della Dogana è un luogo dinamico e sensibile, popolata da creature non-umane che evolvono e si modificano nel corso del tempo e dello spazio della mostra, ma anche aldilà di essa. Da principio c’era l’idea di riunire opere inedite e opere precedenti che fanno parte della collezione, come tanti mondi che coesistono, senza gerarchie o determinismi.

Che genere di opere vedremo in mostra?
Ci sono film che nascono dalle simulazioni, di cui il montaggio viene realizzato in tempo reale, sono opere in cui la memoria si amplifica negli eventi che attraversano il luogo. Ad esempio, la prima opera del 2024 che apre la mostra e le dà il titolo, è costituita da un grande schermo di 6 metri: una figura femminile senza volto, agisce come un’immagine sensibile, simulazione di una condizione speculativa, nel passaggio tra la nostra realtà sensibile e un’entità inumana, figura oracolo, che si costituisce attraverso gli stimoli che riceve. Un cervello artificiale, pochi circuiti neurali sintetici, che conferisce alla forma umana una funzione sensoriale e condiziona il processo di apprendimento dell’entità inumana.
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Strani esseri popolano questa mostra: da dove prendono origine?
L’esposizione diventa il luogo di formazione di creature che non smettono mai di imparare. In Camata, 2024, una serie di macchine sembra eseguire un rituale sconosciuto, come un rito funebre infinito, su uno scheletro umano non sepolto, ritrovato nel deserto di Atacama. Il film è un’autopresentazione che si modifica all’infinito, senza linearità. I sensori presenti nello spazio espositivo generano continui cambiamenti nell’editing. Mentre l’enigmatico rituale si svolge dal vivo davanti a noi, assistiamo a un’operazione transazionale e al passaggio tra un’entità senza corpo e un corpo senza vita. In Idiom, ancora un’opera del 2024, una lingua sconosciuta, senza scopo e senza destinatario, viene generata in tempo reale, grazie alle informazioni raccolte da sensori posti nelle maschere indossate da umani muti e che vengono convertite in fonemi e sintassi, quindi vocalizzate in un linguaggio ineffabile.

Quale la relazione dell’artista con l’intelligenza artificiale?
Sono successe molte cose in questo settore da quanto Pierre Huyghe ha iniziato a lavorare con l’intelligenza artificiale: non è interessato tanto alla tecnologia in se stessa, ma la considera un mezzo di decentralizzazione del sé, la creatura che guarda il creatore o la creatrice, come premessa di una finzione speculativa che conduce verso situazioni sconosciute.

Pierre Huyghe realizza un omaggio a Bruce Nauman in connessione con la mostra che Punta della Dogana ha dedicato nel 2022 all’artista: c’è qualcosa che accomuna l’opera di questi due artisti?
Abbiamo molto apprezzato la presenza ripetitiva del corpo che attraversa la mostra di Nauman; questa opera diventa un’altra creatura che popola la mostra Liminal. Le opere di entrambi gli artisti, a partire dal corpo umano, inducono a porsi interrogativi esistenziali e si interessano alla condizione umana.
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Camilla Bertoni, 15 marzo 2024 | © Riproduzione riservata

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Una mostra liminale di Pierre Huyghe a Venezia | Camilla Bertoni

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