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Angella d’Avignon
Leggi i suoi articoliLa scorsa settimana, il Los Angeles County Museum of Art (Lacma) ha permesso ad alcuni visitatori di accedere in anteprima al suo nuovo e vasto edificio, le David Geffen Galleries, prima che vengano apportati gli ultimi ritocchi e sistemate le opere d’arte in vista dell’apertura prevista nell’aprile 2026.
Circa 2mila membri e ospiti del museo le hanno percorse il 27 giugno, muovendosi attraverso i serpeggianti ma spaziosi interni in cemento. Per l’occasione, il musicista Kamasi Washington ha invitato 100 musicisti jazz, organizzati in dieci gruppi, per suonare le canzoni del suo Ep «Harmony of Difference» in quella che ha definito una «anteprima sonora». Senza arte, il nuovo edificio sembrava una caverna vuota di cemento e vetro. La cacofonia di sassofoni, voci e archi ha investito la folla di visitatori, a volte fondendosi armoniosamente, altre volte scontrandosi violentemente.
La struttura sopraelevata in cemento armato, progettata dall’architetto svizzero Peter Zumthor, vincitore del Premio Pritzker, si affaccia su Wilshire Boulevard. Il secondo piano ospita 110mila metri quadrati di superficie espositiva, con passerelle a pianta aperta fiancheggiate da finestre a tutta altezza, dalle quali penetra luce naturale. Al piano terra, infine, un teatro da 300 posti, aree per l’istruzione, ristoranti, un negozio e spazi per le funzioni interne del museo.
Forse, una delle migliori viste dal secondo piano delle Geffen Galleries è quella dell’adiacente Padiglione Giapponese, con il suo design organico di metà secolo e influenze dal sud-est asiatico. Progettato da Bruce Goff (un discepolo di Frank Lloyd Wright) e inaugurato nel 1988, è stato risparmiato dalle demolizioni per la realizzazione del nuovo edificio. Un altro aspetto positivo: l’enorme scultura «Smoke» (1967) di Tony Smith è stata liberata dalla sua lunga collocazione nell’atrio dell’Ahmanson Building per essere posizionata in un cortile di cemento ai piedi della scalinata delle nuove Geffen Galleries.

L’esterno delle David Geffen Galleries al Lacma, visto da East West Bank Commons guardando a sud-est verso Wilshire Boulevard, con «Smoke» di Tony Smith (1967) in primo piano. Photo © Iwan Baan
Una strada lunga e tortuosa per un edificio lungo e tortuoso
L’edificio delle Geffen Galleries incarna le priorità del suo architetto, Zumthor, e del direttore e amministratore delegato del museo, Michael Govan: ridefinire l’esperienza museale, affrontando al contempo problemi pratici, finanziari e curatoriali. Il costo attuale dell’edificio è di 720 milioni di dollari, mentre il Lacma ha raccolto più di 800 milioni di dollari nell’ambito della campagna capitale «Building Lacma».
Il complicato e lungo processo di espansione e trasformazione del campus ha attraversato quasi tutto il XXI secolo: un primo concorso di progettazione si è tenuto nel 2001. In questo periodo sono stati inaugurati altri due edifici, il Broad Contemporary Art Museum e il Resnick Pavilion, entrambi progettati dal Renzo Piano Building Workshop, e sono state installate opere pubbliche di Chris Burden e Michael Heizer, oltre a servizi come un parcheggio, un ristorante e altro ancora.
Anche in mezzo a tutti gli aggiornamenti del campus e alla costruzione dell’Academy Museum of Motion Pictures, su disegno di Renzo Piano e inaugurato a fianco, pochi progetti di costruzione museale hanno attirato così tanto l’attenzione in ogni fase della pianificazione e della costruzione come le Geffen Galleries. Quattro edifici (il Leo S. Bing Center e gli edifici Ahmanson, Hammer e Art of the Americas) sono stati demoliti per fare spazio al nuovo edificio, un’azione necessaria, secondo i rappresentanti del museo, a causa di ingenti perdite economiche e della mancanza di misure antisismiche. Tuttavia, questi smantellamenti hanno suscitato le ire degli appassionati di conservazione di quelle strutture, dando vita a coalizioni come la «Lacma Lovers League», «Save Lacma» e la «Citizens’ Brigade to Save Lacma». Quest'ultimo gruppo ha persino lanciato un concorso di progettazione per proporre alternative al piano di Zumthor.
Mentre il secondo piano del nuovo edificio, ancora allo stato di guscio di cemento non finito, presenta solo una dozzina di spazi discreti, una scheda del museo afferma che alla fine sarà diviso in almeno 90 gallerie. Come saranno organizzati esattamente questi spazi è una delle domande che rimangono in sospeso. Inoltre, non è chiaro come le opere d’arte appese nelle Geffen Galleries saranno protette dal rischio di esposizione alla luce: la scheda informativa parla di «gallerie interne completamente protette dalla luce del giorno». Personalmente, mi preoccupo per i piedi e la schiena delle tante guardie del museo che, a quanto pare, staranno in piedi su pavimenti di cemento duro per tutta la durata dei loro turni. Questi dettagli e problemi, e il modo in cui verranno affrontati quando le Geffen Galleries saranno completate la prossima primavera, saranno determinanti per il successo dell’edificio.

Vista aerea del campus del Lacma, comprese le David Geffen Galleries. Photo © Iwan Baan