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Dettaglio di «Deposizione di Cristo nel sepolcro tra la Vergine, Maddalena e santi e sante» attribuito alla Bottega di Sandro Botticelli, fine XV secolo

Courtesy of Pandolfini Casa d’Aste

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Dettaglio di «Deposizione di Cristo nel sepolcro tra la Vergine, Maddalena e santi e sante» attribuito alla Bottega di Sandro Botticelli, fine XV secolo

Courtesy of Pandolfini Casa d’Aste

Un capolavoro botticelliano riscoperto da Pandolfini all’asta

Una raffinata tavola devozionale, già nella collezione Cini, riemerge dalla storia e torna sul mercato con un’attribuzione alla bottega di Sandro Botticelli. Stima? 100mila – 150mila euro

Monica Trigona

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Un Cristo deposto, avvolto in una mandorla di cherubini, circondato da una folla assorta di santi e sante: è questa la scena intensa e perfettamente calibrata al centro della tavola che la casa d’aste Pandolfini presenta in catalogo nella prossima vendita di arte antica. Un’opera che, pur nel formato contenuto (cm 65 x 40,5), custodisce una straordinaria densità teologica, iconografica e stilistica. La «Deposizione di Cristo nel sepolcro tra la Vergine, la Maddalena e santi e sante», olio e tempera su tavola, è stata per decenni pressoché sconosciuta alla critica. Il primo tentativo di attribuzione risale solo al 2016, quando Andrea De Marchi ne pubblicò una riproduzione in bianco e nero all’interno del volume dedicato alla collezione Cini, assegnandola con cautela alla cerchia di Jacopo del Sellaio. All’epoca, lo studioso non ebbe la possibilità di analizzare direttamente l’opera, ma la qualità della composizione lasciava già intuire una mano più prossima a una bottega d’eccellenza. Oggi, a distanza di quasi un decennio, nuove indagini e confronti permettono di riformulare l’attribuzione in chiave più ambiziosa: l’opera appare sempre più riconducibile alla bottega di Sandro Botticelli, e in particolare alla produzione matura degli anni Novanta del Quattrocento. Si tratta, con ogni probabilità, di una commissione privata legata all’ambiente francescano, come suggerisce la prominente presenza di san Francesco d’Assisi, sant’Antonio da Padova (identificabile dal fuoco) e un terzo santo francescano. Ma l’aspetto più singolare è forse la figura della santa vestita di scuro – presumibilmente Santa Monica, all’estrema destra – che rivolge lo sguardo direttamente all’osservatore: potrebbe trattarsi di un ritratto della committente, celato dietro l’iconografia.

 

«Deposizione di Cristo nel sepolcro tra la Vergine, Maddalena e santi e sante» attribuito alla Bottega di Sandro Botticelli, fine XV secolo. Courtesy of Pandolfini Casa d’Aste

L’opera ha una provenienza prestigiosa, essendo appartenuta alla collezione di Vittorio Cini (1885–1977), magnate veneziano e raffinato mecenate, la cui raccolta è oggi in parte custodita presso la Fondazione Giorgio Cini a Venezia. La tavola è documentata anche nella fototeca di Federico Zeri a Bologna e in quella di Bernard Berenson a Villa I Tatti, con attribuzioni oscillanti tra «bottega di Botticelli» e «Botticelli, School of». Zeri conservava due fotografie che ne testimoniano differenti stati conservativi: nella prima, databile agli anni Venti del Novecento, la mandorla attorno a Cristo era completamente coperta da ridipinture, e alcune figure a destra mostravano forti alterazioni. Nella seconda, più tarda, compare la mandorla di cherubini oggi visibile, ma si notano nuovi ritocchi sulle stesse figure. Fortunatamente, la parte sinistra del dipinto è rimasta splendidamente conservata: i panneggi vibranti dei saii francescani, i volti affilati della Vergine e della Maddalena, i profili nitidi e la luce diffusa testimoniano una raffinata mano botticelliana, capace di coniugare introspezione e bellezza formale. Le affinità con opere come la «Natività» dell’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston, la predella della «Pala dell’Incoronazione» agli Uffizi o la «Giuditta» del Rijksmuseum di Amsterdam sono stilisticamente stringenti.

Anche sotto il profilo compositivo, la scena si distingue per una disposizione asimmetrica, con maggiore densità sul lato sinistro, un’impostazione che ricorda le soluzioni narrative delle «Storie di Virginia romana» (Bergamo, Accademia Carrara) e di «Lucrezia» (Boston, Gardner Museum), ma anche le «Storie di san Zanobi» disperse tra Londra, New York e Dresda. Questa scelta sembra voler accentuare l’importanza simbolica del versante francescano della scena. Il soggetto, Cristo al centro di una comunità di santi e penitenti, si inserisce in un preciso contesto spirituale: quello della Firenze savonaroliana, dove l’arte si fece veicolo di introspezione e moralità. Come noto, Botticelli fu profondamente influenzato dal pensiero di Girolamo Savonarola, al punto da abbandonare progressivamente gli ideali neoplatonici per abbracciare una pittura più austera e visionaria. Questa tavola, pur devozionale e privata, si colloca pienamente in quella temperie. La tavola sarà proposta in asta da Pandolfini il 29 ottobre, con una stima compresa tra i 100mila e i 150mila euro. Un valore che riflette tanto la rarità del soggetto quanto l’altissima qualità pittorica e la sua rilevanza storica.

Monica Trigona, 15 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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