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«Senza titolo» (2022) di Claudio Parmiggiani

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«Senza titolo» (2022) di Claudio Parmiggiani

Tutto è ripetizione, nell’arte di Parmiggiani troviamo le tracce

Massimo Recalcati ha scritto un libro per collegare la poetica della cenere dell’artista emiliano alla psicoanalisi

Massimo Recalcati

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È in libreria dal 28 febbraio Il trauma del fuoco. Vita e morte nell’opera di Claudio Parmiggiani in cui lo psicoanalista e saggista Massimo Recalcati colloquia con la poetica dell’artista emiliano esplorando temi inattuali e controcorrente della sua produzione. Nel volume, edito da Marsilio nella nuova collana «Dialoghi», Recalcati intreccia un fruttuoso dialogo con gli spunti offerti da Claudio Parmiggiani (Luzzara, 1943), artista del nascondimento e della sottrazione, per il quale «iniziare a parlare del proprio lavoro significa cominciare a tacere perché l’opera è un’iniziazione al silenzio». Offriamo in anteprima uno stralcio dell’importante volume.

Gli psicoanalisti hanno sempre da imparare, come ricordava Freud, dagli artisti. L’arte viene prima, anticipa e non segue il cammino della psicoanalisi. Quale è, da questo punto di vista, la grande lezione di Parmiggiani? Essa consiste nel porre al centro della sua opera un concetto fondamentale della psicoanalisi com’è quello di ripetizione. La nostra vita appare schiacciata dal passato e dalle tracce traumatiche che si sono impresse su di essa. Il soggetto dell’inconscio ripete ciò che non può elaborare simbolicamente, ciò che risulta inassimilabile all’ordine della rappresentazione, affermava Freud. Qualcosa impone la sua inesorabile ripetizione, non può essere arginato, sfugge al governo dell’Io. La contingenza dell’incontro traumatico si traduce nel ritorno sempre identico a sé stesso della sua traccia. Nessuno spazio di manovra, nessuna libertà: siamo assoggettati ai nostri traumi, che la ripetizione riattiva necessariamente.

Parmiggiani è pienamente consapevole di questa potenza negativa della ripetizione. Ma la sua grande lezione consiste nel mostrare che è proprio dalla ripetizione che può sorgere la creazione. Egli non concepisce, infatti, la creazione artistica come liberazione dell’immaginazione dal peso ingombrante della ripetizione. Piuttosto si tratta di operare una sua torsione singolare. Per un verso Parmiggiani si trova costretto a ritornare sempre sulla stessa riva, sospinto dall’onda della ripetizione del trauma, ma ogni volta questa onda, che è sempre la stessa, appare miracolosamente nuova. Anche per questa ragione la sua opera artistica non interessa solo la teoria e la pratica dell’arte, ma anche la teoria e la pratica della psicoanalisi. (...).

Uno dei centri focali dell’opera di Parmiggiani è costituito dal suo inconfondibile lavoro sul resto, il quale assume frequentemente, come vedremo nel corso di questo libro, le forme della polvere e della cenere. Ma il carattere salvifico del resto è anche uno dei grandi temi della dottrina di Lacan. In Parmiggiani esso trova uno svolgimento del tutto originale: il gesto creativo proviene dal tratto traumaticamente indelebile di una immagine. Una sola immagine marchia l’inconscio dell’artista e lo sospinge a ripeterla nelle sue infinite variazioni: è l’immagine della casa rossa della sua infanzia che un incendio ha ridotto in cenere. Questa immagine scava un’impronta che si rianima in ogni opera in modo nuovo. Eppure è sempre la stessa impronta, è sempre la stessa immagine. Quello che Parmiggiani definisce «stile» non è altro che lo sforzo compiuto dall’artista di chiarire l’enigma continuo in questa prima immagine e il suo incessante ritorno.

Questo sforzo di traduzione non si esaurisce mai una volta per tutte (…). Nella sua poetica della cenere egli si confronta con il carattere tragico della ripetizione, che troviamo anche scolpito nelle parole bibliche del Qoelet: veniamo dalla polvere, siamo polvere, siamo destinati a ritornare alla polvere. È il carattere spietato e senza differenza della ripetizione. Ma la polvere di Parmiggiani, diversamente da quella del Qoelet, non è solo il marchio della consumazione della vita, è anche quello della sua resistenza. È il suo anti-gnosticismo di fondo: non la luce contrapposta alle tenebre, ma la luce nelle tenebre, non la polvere contrapposta allo splendore della vita, ma lo splendore della vita nella polvere, la luce nella polvere. La polvere è il resto del tempo come la cenere è il resto del fuoco.

Il trauma del fuoco. Vita e morte nell’opera di Claudio Parmiggiani,
di Massimo Recalcati, 160 pp., Marsilio, Venezia 2023, € 15
 

Massimo Recalcati, 11 marzo 2023 | © Riproduzione riservata

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