Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image
Image

Top lot: sette su dieci sono italiani

Vittorio Bertello

Leggi i suoi articoli

L’asta di arte contemporanea di Dorotheum tenutasi il 10 giugno ha fruttato alla società austriaca 10,5 milioni di euro, con una percentuale di venduto del 78% per numero di lotti. Dei 98 lotti del catalogo, 42 erano di artisti italiani. Alla fine dell’asta, dei dieci maggiori prezzi sette sono stati ottenuti da nomi «azzurri»; e su un totale di 76 lotti venduti, 35 erano di nostri artisti. Il prezzo più alto (965mila euro, contro stime di 450-650mila) è stato pagato per una «Superficie» blu del 1960 di Enrico Castellani proveniente da una collezione privata europea. Il venditore l’aveva acquistata nel 2009 a Colonia da Lempertz che aveva ricevuto il mandato di vendita da una collezione tedesca. L’opera era stata esposta nel 1979 alla Kunsthaus di Zurigo, nel 1980 al Koninklijk Museum voor Schone Kunsten di Anversa, nel 1983 al Frankfurter Kunstverein e nel 1991 al Museum des 20. Jahrhunderts di Vienna.

Secondo nella classifica è arrivato Lucio Fontana con una scultura in terracotta del 1949, «Busto di donna», che, partita da una stima di 160-220mila euro, è salita fino a 588.500. Già di proprietà di Roberto Olivetti e poi di Maria Gabriella di Savoia, era ora consegnata da un collezionista privato europeo.

Al terzo posto si è piazzato Ilija Kabakov, con «Paesaggio con campo di pionieri 1973», un olio su tela del 2002 venduto da un collezionista olandese con una valutazione compresa tra 450 e 600mila euro. Il prezzo finale è rimasto entro le stime proposte: 491mila euro.

Il catalogo dell’asta apriva con un’altra opera di Fontana, «Concetto spaziale. Attesa» del 1963-64, un taglio bianco di 22,5x16,5 centimetri. Il collezionista europeo che lo vendeva l’aveva acquistato presso la galleria Agnellini di Brescia. Dalle stime del catalogo, comprese tra 160 e 200mila euro, l’opera è salita fino ai 405.600 euro del prezzo finale. Scorrendo ancora la lista dei top lot, oltre a un’opera di Max Weiler del 1987 di grande formato (360x360 cm), aggiudicata a 393.400 euro (nuovo record per l’artista austriaco, stime 160-240mila) e a una di Günther Uecker del 1968 venduta a 295.800 euro contro una valutazione di 270-320mila, ritroviamo Fausto Melotti (il suo «Linee» del 1961 ha superato i 150-200mila euro delle aspettative salendo fino a 369mila), Paolo Scheggi («Intersuperficie curva-nera», 1966, venduto a 308mila, stime 200-300mila) e Piero Manzoni con due lavori: «Genus», 1957, olio e catrame su tela, aggiudicato a 295.800 euro (120-160mila le quotazioni), e un «Achrome» del 1960, che ha registrato 271.400 euro contro attese di 200-300mila. Ultima notazione: nella vendita del giorno successivo («arte contemporanea parte seconda»), «Ellisse» del 2008 di Mauro Staccioli, partita da stime di 30-40mila euro, ha fatto segnare il nuovo record per l’artista volterrano, 203.400 euro. 

Vittorio Bertello, 22 luglio 2015 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

L’umorismo nazionale si è scatenato sull’opera dell’artista, allestita in piazza Municipio. Ma dai figli arriva una testimonianza d’affetto nei confronti del padre e della città

La famiglia Rovati ha portato avanti un esemplare recupero del patrimonio architettonico e vegetale dell’isola del Lago di Bolsena. In una mostra fotografica la storia di Giulia Farnese

Verrà venduta il primo febbraio, nella tradizionale vendita invernale newyorkese, con una stima di 35 milioni di dollari

«Nel suo progetto», scrive il presidente della Fondazione Torino Musei Massimo Broccio, «ha dimostrato una profonda comprensione della specificità della nostra istituzione»

Top lot: sette su dieci sono italiani | Vittorio Bertello

Top lot: sette su dieci sono italiani | Vittorio Bertello