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Teresa Scarale
Leggi i suoi articoliFavorisca un sonetto. O un «haiku» (una forma poetica della tradizione giapponese composta da tre versi non in rima, Ndr), se preferisce. Clic. Ecco. La camera scatta, una poesia viene fuori al posto di una polaroid, come se si fosse in un’ipotetica scena futuristica di Alice nel Paese delle Meraviglie. Non è fantascienza, ma la realtà di Poetry Camera, una macchina fotografica artigianale dalle fattezze accattivanti e a tratti infantili (nei suoi angoli stondati ricorda il logo di Instagram, che nella sua prima versione richiamava una Bell & Howell degli anni ’50). Promette di «stanare la bellezza nascosta nelle nostre vite» e sembra avere tutte le carte in regola per riuscirci: lo scatto di qualsiasi immagine restituisce infatti sempre e inesorabilmente una sorta di scontrino su cui sono stampati dei versi.
La traduzione dell’impressione ottica in sonetti o «haiku» avviene grazie all’uso dell’Intelligenza Artificiale «Claude», che promette di non fare uso per il suo addestramento dei dati raccolti. Cofondatori della startup (di stanza a New York) sono i giovani designer di prodotti digitali Ryan Mather e Kelin Carolyn Zhang, intenzionati a produrre e immettere sul mercato la prima edizione, limitata, della Poetry Camera, ora in preordinazione a 699 dollari. Dal numero di ordini dipenderà la tiratura e il metodo di produzione scelto: la macchina potrebbe essere colata sotto vuoto, ma non è detto; potrebbe avere al suo interno componenti diversi rispetto a una macchina prodotta in larga scala. Il prodotto coniuga artigianalità e ultra tech, umanesimo e imprenditorialità. E gli acquirenti potranno condividere le loro impressioni sulla community di Discord.
Come raccontato dagli stessi creatori alla conferenza Figma Config 2025 (lo scorso maggio), Poetry Camera vuol farci «reinnamorare della tecnologia» in un mondo post IA. Mather e Zhang raccontano che è nata come un progetto artistico per esplorare nuovi modi di vedere e ricordare il momento: «Per noi, Poetry non è completamente fotografia, non è completamente poesia, ma una strana nuova terza cosa resa possibile dalla nuova tecnologia». Se Roland Barthes (1915-80) riteneva che la fotografia fosse «una nuova forma di allucinazione», chissà che cosa avrebbe detto di una macchina fotografica che scatta poesie. «Noi esseri umani siamo abituati a pensare alle poesie (o ai dipinti e ai romanzi) come al risultato finale di un processo creativo laborioso», dichiarano i due designer. Ma, nel primo quarto di secolo del XXI, i modelli generativi possono creare infinite parole e immagini in un attimo. E l’immagine digitale diventa materiale creativo per un esito analogico, che è quello delle parole su carta. Materiale creativo si, ma sconosciuto: la fotocamera infatti non salva mai l’immagine originale, e in nessun modo è possibile recuperarla. I due startupper ribadiscono che non allenano, mai, i modelli di Intelligenza Artificiale sulle foto, servendosi di fornitori di modelli IA che non addestrano sui dati personali degli utenti.
Resta preservato il mistero della creazione. In barba a chi la studia, cercando di incasellarla in sequenze prestabilite. Per funzionare, Poetry ha bisogno di essere online, «ancora non è operativa offline», ma non è detto che non succeda. Intanto, per chi volesse cimentarvisi, il team può fornire anche una versione fai-da-te del congegno. Si rassicura circa l’utilizzo di «componenti comuni», come un computer a scheda singola Raspberry Pi e le stampanti termiche in vendita su Amazon. Si tratta, secondo i due entusiasti imprenditori, di un «buon progetto da realizzare nel fine settimana per iniziare a imparare l’elettronica fai-da-te». Vien da sorridere, ma non di scherno. Del resto, per gli interessati, è stato organizzato il workshop «Build-Your-Own-Poetry-Camera».
Per tornare al critico e filosofo, Barthes considerava la fotografia «falsa a livello di percezione, vera a livello del tempo». Probabilmente l’aspetto percettivo è più «vero» se l’immagine è tradotta in parole. E a livello di tempo? Sarà il tempo stesso a dirlo.

Un render di Poetry Camera

Un render di Poetry Camera
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