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Calice di Philippine Welser, cristallo inciso e ageminato, Hall in Tirol, dopo 1570 © KHM-Museumsverband

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Calice di Philippine Welser, cristallo inciso e ageminato, Hall in Tirol, dopo 1570 © KHM-Museumsverband

Tavole e banchetti principeschi tra Firenze e Innsbruck

Giovanni Pellinghelli del Monticello

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Firenze. Due mostre curiose per contenuto e curiosamente affini e concomitanti alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze e a Schloss Ambras a Innsbruck: protagoniste principesse e tavole principesche in Europa fra Cinque e Seicento. A Firenze, la mostra “Dolci trionfi e finissime piegature. Sculture in zucchero e tovaglioli per le nozze fiorentine di Maria de' Mediciripropone alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti, fino al 7 giugno i fasti gloriosi ed effimeri del banchetto in Palazzo Vecchio il 5 ottobre 1600 per le nozze fiorentine di Maria de’ Medici con Enrico IV di Francia. Dell’evento resta l’attenta «Descrizione» redatta da Michelangelo Buonarroti il Giovane, che riporta tutti gli allestimenti progettati dall'architetto-scultore-scenografo Bernardo Buontalenti per la tavola regia e da Jacopo Ligozzi per la «credenza» a forma di giglio, tanto mediceo e fiorentino quanto francese, realizzata ad esibire ben duemila pezzi del tesoro mediceo.

Pièce de résistance dei festeggiamenti furono le sculture in zucchero realizzate per l’occasione, tanto “alimenti decorativi” quanto vere e proprie opere d’arte, non a caso a riprodurre opere di scultori fiorentini del tempo: Giambologna, Pietro Tacca, Gasparo Mola. Come ricorda Buonarroti juniore, le sculture in zucchero prodotte per il banchetto del 5 ottobre si ispirarono «alle Fatiche d’Ercole, alle Divinità, alle Cacce» ed ebbero in alcuni casi considerevoli dimensioni: quella che raffigurava Enrico IV a cavallo era alta 115 centimetri (sul modello del bronzetto di Giambologna) e aveva una base ugualmente modellata in zucchero.Ad accompagnarle, le virtuosistiche piegature dei tovaglioli di lino, altrettanto scenografiche scultoree meraviglie per gli ospiti.

Al centro della rievocazione della mostra, dovuta all’estro progettuale di Giovanna Fezzi Borella, Claudio Rocca e Mauro Linari, è la riproduzione di alcune sculture in zucchero, opera di Sarah e Giacomo Del Giudice che nella loro Fonderia a Strada in Chianti hanno lavorato seguendo rigorosamente le antiche tecniche di fusione. Alle sculture in zucchero fanno da contraltare le «piegature» di tovaglioli realizzate da Joan Sallas e la ricostruzione sia della «mensa regia» e del suo arredo sia della «Credenza del Giglio». A contorno i ritratti di Maria de’ Medici (Santi di Tito e Pourbus) ed Enrico IV (Pourbus e Giambologna) e dei molti comprimari artefici di cerimonie ed apparati: Michelangelo Buonarroti il Giovane e Giambologna, Ligozzi, Cigoli, Buontalenti nonché Ottavio Rinuccini e Jacopo Peri, autori di libretto e musica per l’«Euridice» rappresentata a Pitti a completare le feste per le nozze.
Spiccano le «Nozze di Cana» di Alessandro Allori, che al centro della composizione, nella sposa, ritrae proprio le sembianze della principessa fiorentina. Nozze, queste medicee fra Firenze e Parigi, d’importanza politico-diplomatica senza precedenti e gravide di conseguenze e legami culturali fra le due corti, con scambi d’influenze d’arte testimoniate dalle molte opere di matrice francese presenti nelle collezioni di Palazzo Pitti. E che inoltre, seppure (come commenta l’acribioso Saint-Simon nei suoi Mémoirs) la mésalliance con la famiglia Medici chiudesse alle Filles de France principesse di Borbone le porte dell’Abbazia di Remiremont, il convento più esclusivo d’Europa alle cui canonichesse erano richiesti 64 quarti di nobiltà, tuttavia portò quel sangue mediceo così intriso di cultura e mecenatismo in tutte le dinastie d’Europa, molte assai meno squisite di eleganze e rifiniture di modi e sapere.

Clima (ovviamente) più da Wunderkammer ad Innsbruck, dove Schloss Ambras ospita «Tavole principesche», dal 25 marzo al 31 maggio. Il castello di Ambras fu residenza della corte dei Conti del Tirolo, territorio autonomo con il ramo Leopoldino delle Casa d’Austria fino al 1676, quando la morte dell’imperatrice Claudia-Felicitas (fra l’altro figlia e nipote di principesse medicee), ultima del ramo, portò il Tirolo nei possedimenti diretti del vedovo imperatore Leopoldo I. Anche in questa mostra a far da protagoniste la tavola e una donna. E anche qui una «figlia di banchieri», seppure di cinquant’anni prima e non assurta ai ranghi prima papali e poi principeschi dei Medici. È Philippine Welser (1527-80) moglie morganatica di Ferdinando II d’Asburgo Conte del Tirolo (1529-1595), dama celebre per bellezza, cultura e raffinatezza di costumi, oltre che per spropositata ricchezza (i Welser, infatti, banchieri di Augusta soci dei più noti Fugger, con questi nel 1519 avevano permesso a Carlo V di «comprare» la corona imperiale, ricevendone in cambio infinite concessioni, fra cui l’esclusivo sfruttamento commerciale dell’America Meridionale, a partire dal Venezuela). Alla corte di Ambras Philippine introdusse ricercatezze inaudite per i rustici Asburgo: ella stessa redasse il «De Re Coquinaria» (1545-50 circa), manuale di cucina con centinaia di ricette (manoscritto conservato insieme a quello della sua Farmacopea, essendo anche studiosa di botanica e farmacia, nella Biblioteca di Schloss Ambras) e curava personalmente le scenografie dei banchetti, dai nani giocolieri che saltavano fuori dalla torta realizzata con oltre 30 uova alla saliera in forma di caravella d’oro con vele in argento agli elaborati centrotavola, alla pregiatissima biancheria da tavola e ai preziosi boccali di cristallo e oggetti di oreficeria.
La mostra espone per la prima volta oltre 40 objets d’art
provenienti, oltre che da Schloss Ambras, dalla Biblioteca del Kunsthistorisches Museum di Vienna, dal Museo imperiale delle carrozze della Hofburg di Vienna, dal Tiroler Landesmuseum «Ferdinandeum», dal Tiroler Landesarchiv, dalla LandesUniversität e dalla Landesbibliothek del Tirolo.

Bernardo Buontalenti (?) (Firenze, 1538 – 1608) e “Galleria dei Lavori” Coppa a catino con ansa a tritone ante 1599 lapislazzulo Firenze, Museo degli Argenti

Fonderia del Giudice Venere in piedi in atto di asciugarsi (da Giambologna) gesso e zucchero

Alessandro Allori (Firenze 1535-1607) Nozze di Cana 1592-1600 olio su tavola Firenze, chiesa di Sant’Agata, altare maggiore

Anonimo, Philippine Welser, olio su tavola, 1557 circa, Schloss Ambras Innsbruck, © KHM-Museumsverband

Santi di Tito (Sansepolcro 1536 – Firenze 1603) e bottega Ritratto di Maria de’ Medici 1600 olio su tela Firenze, Palazzo Pitti, Galleria Palatina

Jakob Fröhlich, Vaso in forma di cavallo, vermeil, Norimberga, terzo quarto del XVI secolo © KHM-Museumsverband

da Giambologna (Douai 1529 – Firenze 1608) Leone azzanna un toro seconda metà del XVII secolo bronzo Firenze, Museo Nazionale del Bargello

Saliera in oro e argento, Augusta, 1651-1654 © KHM-Museumsverband

Joan Sallas, Fonte da tavola (da Andreas Klett, Plicatur- und Trinchir-Büchlein, 1677, p. 115)

Boccale con coperchio, Cristallo di Boemia, seconda metà del XVII secolo Vienna, Kunsthistorischesmuseum © KHM-Museumsverband

Fonderia del Giudice Leone azzanna un toro, (da Giambologna) gesso e zucchero

Cucchiaio di Philippine Welser, oro, avorio, cristallo di rocca, Freiburg in Breisgau, seconda metà del XVI secolo © Tiroler Landesmuseum “Ferdinandeum”

Calice di Philippine Welser, cristallo inciso e ageminato, Hall in Tirol, dopo 1570 © KHM-Museumsverband

Giambologna (Douai 1529 – Firenze 1608) Venere in piedi in atto di asciugarsi Nono decennio del XVI secolo Bronzo Firenze, Museo Nazionale del Bargello

Giovanni Pellinghelli del Monticello, 26 marzo 2015 | © Riproduzione riservata

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