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Olga Scotto di Vettimo
Leggi i suoi articoliFino al 19 dicembre Lia Rumma ospita una personale di Gilberto Zorio (Andorno Micca, Biella, 1954)
La mostra si apre con «Scala aggettante» (2015), in cui si assiste a una reazione chimico-alchemica degli elementi (zolfo e rame) a contatto con l’acqua.
Nella stessa sala è esposto «Il brindisi del marrano» del 2015, vero e proprio gioco meccanico e chimico: spingendosi verso la cima di una scala, un otre (il marrano, in spagnolo «maiale» nel senso dispregiativo del termine, che infatti veniva utilizzato per qualificare ebrei e musulmani) raggiunge con un potente sibilo una coppa di pyrex contenente del fosforo che «si illumina e diventa portatore di memoria» (Zorio).
Sulla parete in fondo, invece, è collocata «Pergamena di luce» (2015), stella di alluminio, immagine cosmica e ricorrente nel repertorio dell’artista, sovrapposta a una pergamena oltre la quale sono visibili tracce di fosforo, proiezioni visive della memoria.
Ancora del 2015 è «Stella di compassi», costruita con strumenti di misurazione, mentre del 1993 è «L’abbraccio della grippa americana», in cui una pinza diventa provvisorio prolungamento della manualità dell’artista.
Tra i lavori storici, «Pelli con resistenza» del 1968, in cui le pelli sono attraversate da una resistenza elettrica, energia che si mescola al fosforo e allo zolfo, e, «Senza titolo», la ciotola ripiena di zolfo al cui interno una calamita attira elementi instabili e in continua trasformazione, lavoro esposto nella storica mostra «Arte povera più azioni povere» negli Arsenali di Amalfi nel 1968.
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