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Spettri, eros e filosofia

Federico Florian

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Il Solomon R. Guggenheim Museum dedica a Paul Chan, vincitore dell’edizione 2014 dello Hugo Boss Prize, una mostra personale aperta dal 6 marzo al 13 maggio. Artista visivo, attivista politico, scrittore ed editore, nato 42 anni fa a Hong Kong, Chan immagina la pratica artistica come l’evoluzione naturale di una ricerca filosofica. «Prima è venuta la filosofia, e poi l’arte», ha dichiarato. I suoi lavori, che spaziano dal video all’installazione e alla performance, riportano le tracce di insoluti interrogativi esistenziali. «Nonprojections for New Lovers», questo il titolo della mostra curata da Katherine Brinson e Susan Thompson, presenta per la prima volta negli Stati Uniti la serie «Nonprojections» avviata nel 2013. È un gruppo di sculture installazioni composte da proiettori video e scarpe che svolgono la funzione di conduttori di energia, elementi connessi tra loro da cavi progettati ad hoc. Non vi è alcuna superficie ad accogliere le immagini trasmesse dai proiettori: Chan paragona i bagliori e i tremolii visibili sulle lenti delle macchine alle «spettrali impressioni visive generate nella nostra mente quando leggiamo un libro». Accanto a queste «non proiezioni», opere che innescano nello spettatore una fruizione immaginativa, la mostra include una scultura animata composta da del tessuto di nylon bianco mosso da ventilatori industrialiche evoca un’apparizione ultraterrena. L’esposizione fa luce anche sull’avventura editoriale di Paul Chan: fondatore della casa editrice sperimentale Badlands Unlimited, l’artista porta in mostra i libri della sua nuova collana «New Lovers», nella quale scrittori emergenti si confrontano con il genere della letteratura erotica.


Federico Florian, 03 marzo 2015 | © Riproduzione riservata

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