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Sopravvivere a internet

Stefano Miliani

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Viaggio nelle librerie d’arte che resistono alla crisi (e alla non lettura)  

«Vissi d’arte, vissi d’amore» canta Tosca nell’omonima opera pucciniana. Tolto il pathos del melodramma, si può adattare l’incipit dell’aria ai librai che, in tempi di crisi e di internet, gestiscono librerie indipendenti specializzate in arti visive e affini. Non escludendo che ne esistano altre, questa rapida ricognizione italiana ne rileva sei.

La Art&Libri (www.artlibri.it), dal 1996 in via dei Fossi 32/r a Firenze, è gestita da Andrea Baldinotti e Alfredo Lupi che così la descrive: «In 100 metri quadrati più 60 di magazzino abbiamo circa 50mila titoli, non volumi». Con l’omonima Art&Libri a Parigi come partner, partecipa alle Biennali di antiquariato di Firenze e Roma, al Festival d’Histoire de l’Art di Fontainebleau e a Paris Tableau. «Online abbiamo una quantità minima di titoli. D’altronde noi due facciamo tutto. L’e-commerce è il maggior concorrente, gli e-book non incidono. Ci salva la specializzazione. Perché facciamo questo lavoro? Sono passioni, non hanno una vera spiegazione».

La Oolp di TorinoLa Out of London Press di Torino (www.libreriaoolp.it) vede due titolari (nonché cugine) tuttofare: Elena Vellano e Giovanna Martini: nel 2008 hanno rilevato la Oolp, creata nel 1978. «Teniamo 12mila volumi in 55 metri quadrati, altri 2.500 in magazzino per l’online». Da un anno sono in via Maria Vittoria 36. «Abbiamo aumentato le presentazioni. Curiamo il bookshop dell’Urban Center, occasionalmente quello della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, e segnaliamo novità proprio su “Il Giornale dell’Arte”». Con i costi tagliati al massimo il web rappresenta «un decimo del fatturato, ma la concorrenza lì è schiacciante. Per fortuna il libro d’arte va sfogliato e “posseduto” quindi gli e-book non ci danneggiano per niente! Amiamo i libri, i temi trattati, e impariamo tantissimo da clienti, agenti, musei, gallerie, editori».

Nella Galleria Vittorio Emanuele di Milano ha sede, in un locale storico, la Bocca dei fratelli Giorgio e Monica Lodetti e del padre Giacomo che la rilevò nel 1978 (www.libreriabocca.com). «Fondata nel 1775 a Torino come casa editrice, dall’800 la libreria è a Milano, racconta Giorgio Lodetti. In 55 metri quadrati teniamo 5mila titoli. Non possiamo far concorrenza ad Amazon e gli editori vendono online libri a prezzi più bassi di quelli proposti a noi librai. Fino a 5-6 anni fa vendevo 100-120 copie di un catalogo, adesso 50 copie fanno un bestseller». La strategia? «Avere edizioni rare, organizzare incontri, convegni, mostre, fornire servizi mirati, stampare libri d’artista. E i contatti con direttori di musei, architetti, collezionisti, artisti, clienti ti fanno dire che è bello vivere».

In via Guerrazzi 20 a Bologna Il Leonardo (www.il-leonardo.com) di 70 metri quadrati. Con 35 anni di servizio e un’addetta, appartiene a Fabio Paltrinieri: «Su internet vendiamo nemmeno il 10%. Il fatturato cala ogni anno perché i grossisti fanno sconti che non possiamo permetterci e perché sono venute meno le istituzioni, anche se il dipartimento di arti visive dell’università e la Fondazione Zeri comprano da noi. E tra i libri esauriti e rari qualcosa si muove». Perché fa il libraio d’arte? «Per amore della conoscenza», risponde.

«Resistiamo con l’ottimismo della volontà e rigando dritti sulle spese», osserva Giovanni Carnevali dell’Editoriale umbra in via Pignattara 34 a Foligno (Perugia) (www.editorialeumbra.it): «Esiste una nicchia di collezionisti e antiquari, ma nel mondo le librerie d’arte si stanno riducendo a poche decine».  In campo dal 1982, l’esercizio ha quattro titolari-addetti. «Veniva a trovarci Zeri. Abbiamo 40mila titoli in 150 metri quadrati, rappresentiamo case editrici straniere e vendiamo online l’80-85%. Ancora ci divertiamo». 

La Merigo art books in via Dei Colli 78 a Manerba del Garda nel bresciano (www.merigoartbooks.it), in corsa dal 1998, punta tutto sul magazzino con 20mila volumi in 300 metri quadrati. «Per comprare bisogna contattarci, spiega Odetta Maria Merigo. Sul web il dipendente e io vendiamo un 30-40% e siamo su Amazon. Lavoriamo il doppio accontentandoci del poco guadagnato. Ma amo troppo i libri e non cambierei».

Stefano Miliani, 10 gennaio 2015 | © Riproduzione riservata

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