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Senza «trowel» 34 archeologi si raccontano

Laura Giuliani

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Se tra Sette e Ottocento il mestiere dell’archeologo, o meglio di chi si occupava dello studio e dello scavo delle antichità, era appannaggio perlopiù delle classi elitarie, oggi questa professione, che nel corso del tempo è cambiata, deve battersi non solo per ottenere un suo riconoscimento nell’ambito lavorativo (è ancora una professione mal retribuita e bistrattata), ma anche fare i conti con un mondo in continua evoluzione. Da qui, l’esigenza di forme nuove d’indagine, di comunicazione e di gestione dell’antico.

A sostegno di tutti coloro che vogliono dedicarsi all’archeologia o che hanno già intrapreso questa strada, giunge Archeostorie. Manuale non convenzionale di archeologia vissuta, che non è solo un libro, ma qualcosa di più, come spiegano nell’introduzione («Non solo trowel») i due curatori Cinzia dal Maso e Francesco Ripanti. «Questo libro non è un mero elenco dei possibili mestieri dell’archeologo, ma piuttosto un luogo ricco di spunti per gli studenti che vogliono farsi un’idea, capire come muoversi in certi settori, o dove indirizzarsi per sperimentare in proprio».

Dai racconti di 34 professionisti, che hanno dato voce al libro, emergono fantasia e intraprendenza ma anche spirito di sacrificio, dedizione e caparbietà. «I mille mestieri che un archeologo può e deve fare, oltre lo scavo e senza la trowel» ovvero senza la cosiddetta cazzuola. Ma quali sono questi mestieri? C’è l’archeologo che sovrintende lo scavo e quello che si confronta con l’edilizia di un cantiere di epoca medievale, lo studioso della ceramica e chi deve avere a che fare con i tombaroli.

Non mancano poi le professioni più tradizionali come il professore universitario, lo studioso in senso stretto, oppure colui che gestisce un museo o un’area archeologica. Ma c’è anche si dedica al sociale e narra il passato ai ciechi, chi lo ricostruisce in 3D o chi lo utilizza nei videogame, chi organizza i dati di scavo e li mette in rete, chi coinvolge volontari in progetti di ricerca scientifica, o chi invece si dedica alla comunicazione scrivendo sui giornali, parlando di archeologia alla radio o in tv o realizzando documentari. Il risultato è un’archeologia a 360 gradi, legata al presente e declinata in mille modi, per essere di aiuto agli archeologi del futuro in cerca di reali possibilità di occupazione. 

Archeostorie. Manuale non convenzionale di archeologia vissuta
a cura di Cinzia Dal Maso e Francesco Ripanti
316 pp., ill.
Cisalpino-Monduzzi Editoriale, Milano 2015
€ s.i.p.

Laura Giuliani, 10 maggio 2015 | © Riproduzione riservata

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