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Sensibilità superficiale

Alessia Muroni

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«Sono convinta che la materialità non riguardi i materiali, bensì la sostanza delle relazioni materiali». In Superfici, Giuliana Bruno, docente di Visual and Environmental Studies ad Harvard, compie un vertiginoso percorso teorico alla superficie dell’immagine, tra estetica, neuroscienze e critica d’arte: non l’oggetto artistico in sé, come concetto, ma come superficie aptica, sede dell’incontro tra percezione visivo-tattile e propriocezione, la percezione di sé rispetto all’oggetto.

La superficie non è solo l’aspetto esteriore dell’opera ma è spazio di «intimità pubblica», ove il contenuto viene percepito e trasmesso nella trasformazione operata dallo spettatore, che si emoziona, si commuove, dove l’atto del movimento, il moto dell’animo, aggancia in profondità e porta in superficie il senso, nell’accezione di Dewey: «Ciò che è sensoriale, sensazionale, sensitivo, sensibile e sentimentale, e inoltre ciò che è sensuale. Dal mero shock fisico ed emotivo fino al senso vero e proprio, cioè fino al significato delle cose presenti nell’esperienza immediata».

Nutrita di una densa stratificazione temporale, che le arti contemporanee hanno esplorato in ogni direzione, «nella cultura visiva la superficie conta, e ha una profondità». Si ridiscute qui il concetto di materialità in un’epoca in cui sempre più il virtuale prevarica, nel senso comune, il materiale; riportando il discorso sulla concretezza intangibile dell’immagine come tessuto, intreccio, costruzione tra superficie e interno, dalla moda di Issey Miyake alle videoesplorazioni di Isaac Julien, dal cinema di Wong Kar-wai («In the Mood for Love») alle architetture contemporanee che rivitalizzano l’antico concetto di «Einfühlung», empatia. 

Superfici. A proposito di estetica, materialità e media
di Giuliana Bruno
316 pp., ill. col. e b/n
Johan & Levi, Monza 2017
€ 38,00

Alessia Muroni, 15 aprile 2017 | © Riproduzione riservata

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Sensibilità superficiale | Alessia Muroni

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