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Se è italiana, l’astrazione è un’attrazione

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Redazione GDA

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La rivincita internazionale della nostra pittura non figurativa, «parente scomoda» e snobbata dalla politica culturale nazionale: da Balla a Fontana, una mostra museale da Sperone Westwater tenta la valorizzazione internazionale di una generazione di grandi talenti

Il mercato, ma anche la critica internazionale, sta scoprendo dell’arte italiana del ’900 un filone d’oro. Che i talenti made in Italy non solo non abbiano nulla da invidiare ai loro coevi colleghi stranieri, ma che spesso siano portatori di una «cifra» stilistica di assoluta originalità, lo comprova la mostra che sino al 22 dicembre nella galleria newyorkese Sperone Westwater propone 138 opere di 32 artisti: un’esposizione museale che spazia dal Futurismo agli anni Cinquanta, sotto il comun denominatore dell’astrazione. «1910s-1950s. Painting in Italy. Futurism Abstraction Concrete Art» è affiancata da un catalogo edito da Allemandi, da cui è tratta la prefazione, qui pubblicata, di Maria Antonella Pelizzari, docente alla City University di New York, curatrice della mostra e autrice dei saggi che la commentano.  

La pittura astratta italiana è parte integrante della ben nota storia delle avanguardie internazionali e riflette i caratteri fondamentali dello scambio cosmopolita e inter-mediale recentemente evidenziato da una grande mostra, «Inventing Abstraction», presso il Museum of Modern Art di New York. Gli artisti di questa mostra rendono testimonianza di quella «nuova cultura moderna di rapporti e connessioni», che incanalava informazioni e notizie attraverso riviste, manifesti e mostre, favorendo una ricerca interdisciplinare, dove la pittura si fondeva con l’architettura, le arti grafiche, il design, la musica e la decorazione d’interni.

Nonostante tutte queste sperimentazioni, nel corso di quarant’anni, la pittura astratta, geometrica e biomorfa, rimase la «parente scomoda» dell’arte moderna in Italia. Critici e funzionari della cultura fraintesero i suoi contenuti e minimizzarono le sue potenzialità comunicative. L’astrazione fu biasimata per la sua freddezza, lontana da aneliti eroici, sensibile agli influssi internazionali e persino, a volte, opposta alle direttive del regime. In continua competizione con l’arte figurativa - sia con il classicismo del Novecento durante il periodo fascista, che con il realismo sociale di stampo comunista, nel dopoguerra - l’arte astratta si mise in gioco contro la tradizione e volle agire nel presente.

Tale storia, densa di utopie e aspirazioni, ma spesso compromessa dalle condizioni della politica culturale e dal patrocinio dello Stato, è una storia controversa, e per tale ragione, ancor più stimolante. Questa mostra riunisce le diverse espressioni dell’arte astratta in Italia, contribuendo ad aprire nuovi scorci sulla storia della pittura in Europa e negli Stati Uniti nel periodo tra le due guerre e nell’immediato dopoguerra.

Tre periodi segnano questa storia: gli anni Dieci, quando due maestri - Giacomo Balla ed Enrico Prampolini abbracciarono la rivoluzione futurista, inventando forme di astrazione che si evolsero in varie forme di Futurismi; gli anni Trenta, quando la pittura astratta italiana trovò una formulazione teorica nella pubblicazione di Kn di Carlo Belli (1935), mentre una fronda di artisti, italiani e stranieri, espose alla Galleria del Milione di Milano, negoziando in vari modi la cultura industriale e le crescenti pressioni politiche del fascismo; infine, gli anni dell’immediato dopoguerra fino alla fine degli anni Cinquanta, quando una serie di movimenti artistici di arte astratta e concreta si fecero portavoce di rinnovamento e di impegno culturale, diventando antagonisti delle ideologie a favore del realismo.

Redazione GDA, 25 novembre 2015 | © Riproduzione riservata

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