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Architetto e designer ironico e ribelle, irrispettoso di ogni convenzione, Gaetano Pesce (La Spezia, 1939) è anche uno di quegli architetti che, dotati di una mano felice, ancora coltivano il disegno. Quaranta suoi lavori su carta sono al centro di personale in corso, fino al 15 maggio, da Antonia Jannone.
Sono disegni e schizzi inaspettatamente poetici e lievi, in formato A3 e A4, esposti insieme a una scelta dei suoi celebratissimi oggetti di design, e raccontano nove progetti realizzati tra il 1989 e il 2013, sparsi nel mondo: si va dal centro culturale di Ginevra alla casa per ospiti di Bahia, dal bar El Liston di Fukuoka in Giappone alla mostra «Made in Italy» della Triennale di Milano, dalla grande rotatoria in Kuwait ai disegni per New York (World Trade Center, Casa Suarez e Istituto italiano di Cultura), la città dove si è stabilito nel 1980, dopo aver vissuto, da quel nomade della cultura che è, a Venezia (lì si è laureato allo Iuav), Londra, Helsinki e Parigi.
La mostra s’inserisce nel programma espositivo che la Jannone realizza da lungo tempo nella sua galleria specializzata nell’ambito appartato del disegno di architettura. L’Ordine degli Architetti di Milano, per celebrare questi anni «coraggiosi e sconsiderati», le dedica nella propria sede di via Solferino 19 la mostra «Una galleria lunga quarant’anni» (fino al 15 maggio), con 70 disegni inediti di oltre 40 maestri dell’architettura da lei esposti, da Muzio e Gio Ponti a Botta, Siza, De Lucchi e altri.
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