Simona Sajeva
Leggi i suoi articoliDal 24 luglio, per giorni, la quasi totalità delle montagne che cingono la Conca d’Oro ha bruciato, attorniando di fatto la città di Palermo e molte delle sue frazioni e borgate. Il patrimonio boschivo, le riserve di macchia mediterranea, flora e fauna, andati distrutti sono incalcolabili. Numerosi sono i danni anche a beni immobili e infrastrutture, tra i quali anche l’aeroporto e le autostrade. Il 25 luglio è toccato a Monte Grifone e, con il concorso del vento di scirocco, anche alla Chiesa di Santa Maria di Gesù, sita alle sue pendici. Un importante sito storico e religioso. Oltre alla chiesa, il sito comprende il convento, il museo ed il cimitero, con una configurazione il cui impianto risale al XV secolo.
All’interno della chiesa si trovavano numerosi beni culturali religiosi, la maggior parte dei quali è andata perduta o gravemente danneggiata. Gli effetti più rovinosi sono stati subiti dalle parti infiammabili: la copertura, gli arredi e le sculture lignee, i paramenti sacri ed altre opere d’arte. Tra queste la statua lignea policroma della Madonna col bambino, datata intorno al 1470 ed alloggiata nell’altare di Santa Maria di Gesù, interamente realizzato con una finitura di marmi mischi e rilievi marmorei. Della statua resta soltanto un moncone. Per quanto riguarda le parti lapidee (parti architettoniche, monumenti sepolcrali, rilievi, sculture, fregi, lapidi), per conoscerne il reale grado di compromissione bisognerà attendere una valutazione che vada oltre il danno superficiale.
La chiesa custodiva anche le spoglie di San Benedetto il Moro, siciliano nato da genitori schiavi, provenienti dall’Africa, e libero per concessione della famiglia proprietaria. Questo Santo, che la storia descrive come tanto umile quanto influente, dal XVII secolo è proclamato patrono della città, insieme a Santa Rosalia, proclamata pochi anni prima e già veneratissima. Nel cimitero sono sepolte molte figure storiche importanti. Il giudice Paolo Borsellino è sepolto qui. Il sito, oltre ad essere una pagina densa di storia siciliana, è vivo, animato da una comunità infaticabile.
È stata la comunità, sia religiosa che di credenti, a dare l’allarme per prima ed a tentare di apportare i primi aiuti ed è ancora la comunità che si sta adoperando per reagire a questa grave perdita (sul sito ufficiale dell’Ordine dei Frati Minori di Sicilia è attiva una raccolta fondi). I lavori di messa in sicurezza sono iniziati a pochi giorni dall’incendio e i frati, insieme ad alcuni esperti, stanno già ragionando su come ripresentare i pochi resti di San Benedetto per restituirli alla sua comunità.
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