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Micaela Deiana
Leggi i suoi articoliVenezia. Il Leone d’oro per la migliore partecipazione nazionale alla Germania per «un’installazione potente e inquietante che pone domande urgenti sul nostro tempo e spinge lo spettatore a uno stato di ansia consapevole. Risposta originale all’architettura del padiglione, il lavoro di Imhof è caratterizzato da una scelta rigorosa di oggetti, corpi, immagini e suoni».
Con il suo Faust contemporaneo, Anne Imhof ha coreografato per noi un’esperienza profondamente perturbante. Non sappiamo esattamente se il sentimento di angoscia sia generato dal senso di disequilibrio fisico dato dall’architettura di vetro, dalla presenza dei performer, attraenti e inquietanti allo stesso tempo, dal nostro essere trasformarti in voyeur davanti all’intensità dei loro gesti. Noi, moltitudine, siamo sotto l’incantesimo di un gruppo di ragazzi che potrebbero essere modelli, ma non di quelli da sfilata, piuttosto di quelli alternativi normalizzati che si muovono su Instagram, fra corporate marketing e sottocultura giovanile, fra rivendicazione di una fluidità dei generi sessuali e messa in scena di un annoiato mal di vivere.
Assistiamo, il più delle volte attraverso un vetro, ai loro canti, a movimenti animaleschi, a corpi che si intrecciano fra violenza ed erotismo, a gestualità masturbatorie. Li seguiamo mentre si arrampicano su lastre sospese e diventano sculture, per poi riscendere fra noi e tagliare la folla inscenando una sfilata da passerella. Difficile distogliere lo sguardo e ancora di più accettare di essere esclusi dal rito, tanto che corriamo e ci ammassiamo da una parte all’altra per carpirne i singoli momenti, partecipiamo a costo di sdraiarci per terra o spalmarci contro il vetro.
Siamo entrati in un centro detentivo? Loro vi sono prigionieri o, al contrario, sono i guardiani? Siamo in un panopticon? Stiamo subendo il potere e al tempo stesso ne siamo detentori grazie ai nostri smartphone, con cui oggettifichiamo l’esperienza con uno scatto o un video. Noi e loro, in pieno «nuovo spirito del capitalismo», subiamo e perpetuiamo l’alienazione del corpo individuale e collettivo, annacquiamo ogni tentativo di creatività ed emancipazione in un nuovo feticcio da mercificare.
Nell’atmosfera sospesa contribuiamo a rendere l’ossigeno ancora più rarefatto, trasformando tutto e tutti in un’immagine, il presente in un oggetto digitale. Ci rendiamo complici della spettacolarizzazione della nostra stessa vita, faustaniamente vendiamo noi stessi per l’apparenza di una nuova immagine somigliante alla migliore parte di noi, a cui deleghiamo il potere di instaurare nuove relazioni con il mondo, promessa di un contatto che in fondo non avverrà mai.
Da una parte loro, con i loro gesti sospesi e ipnoticamente privi di vita che fanno l’occhiolino all’obiettivo, dall’altra noi che agogniamo una partecipazione da cui siamo esclusi. Ci incrociamo, è vero, ma ci troviamo solo per brevi momenti, per poi essere ricacciati nella nostra esperienza singola e alienata, che riesce a ricostruire solo storie piccole e frammentate e mai una visione ampia del mondo in cui ci muoviamo.
Abbiamo alternative? Probabilmente non è possibile uscire da questa architettura trasparente, ma possiamo abitarla con resistente consapevolezza. Quella allegoricamente sintetizzata dal pugno che i performer alzano piano contro il vetro che separa noi e loro, nel tentativo (forse) di invocare una collettività pienamente vitale.

Il Padiglione della Germania. Foto di Micaela Deiana

Il Padiglione della Germania. Foto di Micaela Deiana

Il Padiglione della Germania. Foto di Micaela Deiana

Il Padiglione della Germania. Foto di Micaela Deiana

Il Padiglione della Germania. Foto di Micaela Deiana

Il Padiglione della Germania. Foto di Micaela Deiana

Il Padiglione della Germania. Foto di Micaela Deiana

Il Padiglione della Germania. Foto di Micaela Deiana

Il Padiglione della Germania. Foto di Micaela Deiana

Il Padiglione della Germania. Foto di Micaela Deiana

Il Padiglione della Germania. Foto di Micaela Deiana

Il Padiglione della Germania. Foto di Micaela Deiana

Il Padiglione della Germania. Foto di Micaela Deiana

Il Padiglione della Germania. Foto di Micaela Deiana

Il Padiglione della Germania. Foto di Micaela Deiana

Il Padiglione della Germania. Foto di Micaela Deiana

Il Padiglione della Germania. Foto di Micaela Deiana

Il Padiglione della Germania. Foto di Micaela Deiana

Il Padiglione della Germania. Foto di Micaela Deiana

Il Padiglione della Germania. Foto di Micaela Deiana

Il Padiglione della Germania. Foto di Micaela Deiana

Il Padiglione della Germania. Foto di Micaela Deiana
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